Affido familiare: il rapporto tra i genitori bio e i genitori affidatari


Nell’affido
familiare che tipo di rapporto s’instaura tra
genitori affidatari e genitori naturali del minore?

Domanda
pertinente dato che da questo dipende l’esito dell’affido familiare, e la serenità del piccolo.

Di
certo non sono la persona più adatta a tranquillizzarti in merito, giacché ho
incontrato ben pochi esempi di famiglie
“allargate”
(per usare un termine moderno) in cui genitori affidatari e bio si sono stretti, gli uni affianco agli
altri, nella cura del cucciolo.

E’
una condizione ideale che può nascere solo quando, fin dall’inizio del percorso
di Affido familiare, la famiglia bio
collabora attivamente perfino alla preparazione dell’allontanamento del proprio
figlio (aiutandolo così ad abbassare il livello di senso di colpa, il conflitto di appartenenza e di lealtà, vedi articolo precedente).

Ma
succede di rado, è più facile che le due famiglie non si parlino nemmeno.




(E,
spesso, questa lontananza ha inizio proprio dai Servizi Sociali che, ritenendo i nuclei bio “multiproblematici”,
riducono drasticamente  gli incontri, fino
ad azzerarli per interi periodi).

Se,
al contrario, un rapporto c’è, è facile che Tu, ancor più se rientri tra i genitori single affidatari, possa
soffrire dell’essere giudicato e criticato proprio dal Tuo stesso cucciolo –eletto
dai suoi familiari, a propria insaputa, ambasciatore di simili ricatti.
 
E
di certo la differenza culturale, economica, sociale non aiuta (www.tavolonazionaleaffido.it).
Come
la forma di “competizione” che piano piano serpeggia in Te e nei genitori bio, attraverso
il senso di possesso che entrambi provate rispetto al piccolo.

Questa
dinamica interessa in particolar modo i genitori single affidatari.

Infatti,
se da una parte, i genitori single possono apparire più “innocui” agli occhi
della famiglia naturale perché considerati
una sorta di “zii”, piuttosto che “mamma”
o “papà”
sostitutivi… 

Paradossalmente, invece, è proprio in loro che può scattare maggiormente
il senso di possesso e l’insofferenza per la temporaneità dell’Affido familiare.

Perché
se gli altri ti vedono come una “zia”, Tu invece ti senti Mamma.
E
ancora, in merito alla relazione tra le due famiglie: i genitori naturali
(comprensibilmente) tendono a vivere l’Affido familiare come un sequestro del proprio
figlio; viceversa i genitori affidatari interpretano la loro collaborazione come
una vera e propria intrusione.

A questo
punto, la domanda è doverosa: chi rimane penalizzato da queste dinamiche tra
adulti?

Naturalmente
il minore nel quale aumenta il “conflitto di appartenenza” sentendosi in
obbligo di scegliere tra i due nuclei (da qui poi ne consegue il conflitto di
lealtà, il senso di colpa e il quotidiano e struggente timore di abbandono).

E’
fondamentale, dunque, che durante il tuo Affido familiare gli operatori sociali
veicolino il rapporto tra Te e la famiglia del tuo piccolo (che resta sempre la
sua famiglia!).

E’
fondamentale che tu faccia il possibile per evitare il conflitto e la competitività.

Se necessario chiediti
quanto sia forte il senso di possesso nei confronti del Tuo piccolo, quanto
questo possa interferire nel rapporto con i suoi genitori, quanto tu faccia
fatica ad accettare il limite temporale dell’affido.

E
se non trovi le risposte non esitare a contattare un professionista.

Incoraggia
il tuo cucciolo a mantenere i rapporti con loro, e tu stesso cerca di averne
diretti.

Ai
genitori affidatari, nell’Affido familiare, si richiede di instaurare un
rapporto collaborativo con la famiglia del piccolo: non di sostegno né di
responsabilità. 

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