Affido familiare o adozione in Italia: la scelta nei single


                                by arztsamui


L’affido familiare non è un surrogato
dell’adozione in Italia, né una via
più veloce per arrivarci.

Sono due strade completamente diverse che nascono da intenti differenti.

Ecco quindi pronto un nuovo capitolo di terrorismo psicologico al quale mi
piace sottoporti soprattutto se rientri tra gli aspiranti genitori
single affidatari
!
Riflettere
sulla motivazione che ti fa scegliere l’affido familiare è la prima cosa da fare
per evitare dolore a te e al minore che accoglierai.
Dunque cosa
devi sapere?

Innanzitutto
che l’affido familiare è un percorso da con-dividere con il bimbo e la sua famiglia naturale, al di là da quanto
possa durare o da come sia l’epilogo, anche dovesse finire poi con un’
adozione in
Italia
.
Con l’affido
familiare hai l’occasione di essere una “famiglia in più” per il tuo
piccolo, non la sola.

Così mentre tendi una mano alla famiglia biologica del tuo piccolo, con l’altra
sostieni lui.  
Una circolarità
di Amore gratuito che non è detto abbia fine, anzi.
Quindi il senso
di possesso e l’amore esclusivo hanno ben poco a che fare con questo cammino
comune. 
Naturalmente
poi, le motivazioni che spingono ciascuno di noi verso una scelta di affido
familiare possono essere diverse, come i livelli di consapevolezza. 
Ancor più se si
tratta di affido intrafamiliare piuttosto che eterofamiliare; o
se sei single piuttosto che in coppia.
Proprio a tal
proposito Luigi Pati, in uno studio
condotto sulle Famiglie affidatarie
ha rilevato
come la frase più ricorrente pronunciata dai genitori affidatari -con affido
in corso intrafamiliare- fosse la più che mai espressiva “c’è capitato…”…
come se avessero avuto uno scarso margine di scelta!
Al contrario,
per gli affidi eterofamiliari diventava tutto una scelta laddove risultava
che la maggior parte dei genitori affidatari provenisse proprio dal
mondo del volontariato, quindi fosse diciamo un target già
“sensibilizzato”.

Nondimeno c’è da chiedersi se “Aiutare un bambino” possa essere veramente
l’unica motivazione alla base di una scelta di affido, come di un’adozione in
Italia.
Mina, oggi
mamma affidataria di un bimbo di tre anni, allergica a ogni forma di pietismo,
racconta: “Ancora oggi incontro gente che riesce a dirmi ‘sei stata brava, hai
fatto un’opera buona poverino’… ma io ho preso un figlio in affido per amarlo,
mica per fargli della carità!”.
E’ pur vero
che, soprattutto da single, è
difficile distinguere il tuo esclusivo desiderio di essere mamma da quello di
aprirti all’Altro senza aspettative, senza un futuro, senza una promessa di
adozione in Italia.
Ricorrendo alle
mie reminiscenze freudiane, e per continuare con il terrorismo psicologico (!),
ricordo che non sono rari i casi in cui – soprattutto nelle 
mamme single affidatarie– la mamma naturale del piccolo diventa bersaglio
di emozioni contraddittorie. 

Una dinamica pericolosa e inconsapevole dove la mamma single affidataria
proietta sulla mamma naturale del piccolo, l’originaria ambivalenza con la
figura materna.  
Così la mamma
naturale del piccolo da un lato appare onnipotente –perché La Mamma- dall’altro
diventa oggetto di aggressività perché nella capacità di portare via il
piccolo. 
Da qui, nella
mamma affidataria, potrebbe seguire un grande senso di colpa (per evitare il
conflitto prima e il senso di colpa dopo
) ben celato da un apparente consenso alla durata limitata dell’affido
familiare.
E sottolineo
“apparente consenso”.
Capire quale
sia quindi la reale motivazione, soprattutto nei single, è uno dei compiti più ostici
delegato agli operatori dei Servizi sociali.

Lungi da me però creare allarmismo e cercare problemi dove non ci siano, anzi.
Vorrei solo
sottolineare la differenza tra affido familiare e adozione in Italia.

Credo sia più
utile farsi qualche domanda in più piuttosto che in meno, anche ricorrendo all’aiuto
di un professionista del settore.

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