Ali' era in Italia da 1 anno quando sono diventata la sua tutrice, poi sua mamma (per sempre)

Lagna, ogni sera -prima di addormentarsi- e ogni mattina -dopo il consueto lavaggio dentale- la si può ritrovare accovacciata in un angolo di casa intenta a leggere una storia di accoglienza. Legge a mezza bocca, inspirando ed espirando, a ritmo cadenzato. Sono giunta alla conclusione che lo faccia per “trarre ispirazione e coraggio”, una forma di “training autogeno fai-da te” praticata per affrontare poi tutto d’un fiato le sorellone e la loro presenza in casa dilagante!

Quella di Alì è una delle ultime storie che ha letto (testimonianza vera cfr.www.mammematte.com)

“Alì aveva 16 anni, ci siamo conosciuti nei nostri lunghi percorsi in macchina e nelle sale d’attesa dei tanti uffici. Aveva un senso critico molto spiccato e uno sguardo profondo e limpido. 

Parlavamo di ogni cosa e gli proposi la possibilità di valutare l’affidamento familiare come alternativa alla comunità (io in quel periodo stavo seguendo i corsi per l’affidamento dei minori stranieri); dopo qualche giorno lui mi disse che era d’accordo e lo feci inserire nel progetto.

Intanto frequentava casa mia come tutti i miei ragazzi. Il fine settimana trascorreva del tempo con me e la mia famiglia. Quando ripensavo alla sua storia passata, mi chiedevo se non fosse un principe, uno di quelli che nei racconti è costretto a spostarsi perchè perde il proprio regno. Spargeva gentilezza e di un’eleganza fuori dal comune.

Mio marito, anche se io non ero presente, gli chiedeva di passare del tempo con lui. 

A casa iniziammo a pensare che era troppo speciale per non accoglierlo noi, non potevamo sopportare l’idea che andasse in un’altra famiglia.

O che rimanesse solo…

Era per noi una grande opportunità. I miei due figli di 9 e 6 anni lo adoravano. Mio marito era deciso: noi dovevamo essere la sua famiglia. Ali’ mi diceva che desiderava una famiglia come la mia.

Io avevo tanti dubbi. Un adolescente. Un ragazzone di 17 anni. E se avessi perso la mia libertà in casa? E se non fossimo  stati pronti? E se lui non fosse stato come appariva? E se ci fossero state cose che non ci aveva ancora detto? 

Ma non potevamo rinunciare ad una cosa così grande. Una “MammaMatta” mi disse che dentro di me avevo già deciso.

Quel giorno, apparecchiata la tavola con i piatti buoni e i fiori, con una lettera d’amore gli dichiarammo di voler essere la sua famiglia per sempre in Italia.

Così il nostro rapporto e’ diventato ogni giorno sempre più profondo, un rapporto fatto di rispetto e di fiducia reciproca, di quotidianità, di apertura, di silenzi, di parole comprese e incomprese, di crescita, di flessibilità, di lentezza, di amore intenso, di normalità e di studio.

Quello che all’inizio pensavamo dovesse essere per noi e per lui un accompagnamento all’età adulta e un supporto per il futuro si è trasformato in un rapporto di amore viscerale.

Giorno dopo giorno io sono diventata sua madre, ho iniziato ad amare il suo profumo come si fa con i neonati.

Ali’ è diventato mio figlio.

Mio marito è diventato suo padre e lui suo figlio.

I nostri 3 sono diventati fratelli e la nostra famiglia, la famiglia più bella che potessi desiderare

Io per questo lo ringrazierò per sempre”.

Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma è in tutte le librerie, ma se vuoi ricevere una copia con dedica personalizzata, e sostenere così la campagna M’aMa a sostegno dell’affido degli adolescenti fuori famiglia, scrivi una email a percorsimama@gmail.com

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