
Sono questa a destra.
Sì, magari oggi con qualche ruga in più, ma l’autrice del disegno –Dina Dancu, mia carissima amica- non apporterebbe alcuna modifica, ne sono certa 🙂
E questo è ciò che sono…dal punto di vista fisico.
Ora vi dico qualcosina in più dal punto di vista esistenziale (!), così capirete perchè sono cosi felicemente ossessionata dall’idea che tutti i bambini (grandi e piccoli, ciancicati o meno) abbiano il diritto di crescere in Famiglia (non in CASAfamiglia).
A 14 anni, per una serie di vicissitudini, mi sono ritrovata a vivere fuori casa.
Solo grazie ad una rete di famiglie del tutto informale (senza servizi sociali di mezzo) sono andata avanti studiacchiando e lavorando qua e là. Un giorno dormivo da una parte, un giorno dall’altra.
Piano piano, dal groviglio di famiglie che si avvicendavano per darmi una mano (chi per una settimana, chi per due, alcune per un mese) è emersa quella che mi ha aperto casa, facendomi sentire a casa, e aiutandomi così a rimettermi al centro, insegnandomi a prendermi cura di me.
Oggi la chiameremmo famiglia affidataria (negli anni ’80 l’istituto giuridico dell’affido stava appena nascendo).
E così, anno dopo anno, tra un lavoretto e l’altro, il liceo, l’Università, ho finalmente avuto una casa tutta mia, poi una famiglia tutta mia e, dulcis in fundo, un Figlio tutto mio (senza contare cani, pappagalli, tartarughe e compagnia varia perchè sì, soffro della patologia dell’accoglienza convulsa!).
Se oggi guardo indietro e penso a quella ragazzina di 14 anni, ferita, arrabbiata, disillusa, credo sia stata una fortuna per lei non aver incontrato sulla propria strada alcuna istituzione: sarebbe sicuramente finita in comunità con la chiave buttata.
Invece, quella 14enne, attraverso un certosino e faticosissimo fai da te, da sola si è trovata la famiglia giusta che l’ha accompagnata…per sempre.
Questo ha fatto la differenza.
Sono riuscita a crescere, a costruire un mio futuro; non ho percorso strade sbagliate.
Vero è che, prima di diventare Mamma, quando ero ancora single, mi sono chiesta più volte come mai una persona sola non potesse adottare, nonostante tanti genitori crescano figli da soli. Io in quegli anni, felice di avercela fatta, avrei trovato molto più coerente con me stessa, crescere un figlio già venuto al mondo piuttosto che farne uno. Ma questo, se non mi fossi sposata, non sarebbe stato possibile perchè la Legge non lo permetteva.
La mia non era solo una ricerca di genitorialità, ma la necessità di rispondere all’indiscusso diritto di un bambino di crescere in una Famiglia, la più giusta per lui.
Perchè lasciare i minori in comunità se tante persone avrebbero avuto desiderio di adottarli?
Mentre mi arrovellavo su questa chiusura istituzionale, a un certo punto, scopro che, accanto all’adozione, esisteva una altra forma di Accoglienza, molto meno conosciuta: quella dell’affido. E…sorpresa! l’affido (che a me sinceramente sembrava, nella maggior parte delle volte, una sorta di adozione mascherata, visto che su carta doveva durare solo due anni ma in realtà durava fino al 18esimo anno del minore!) secondo la legge 184/83 era aperto a tutti: single, coppie etero e omosessuali, coniugati e non, con e senza figli.
Era una notiziona che andava urlata in lungo e in largo. Con l’affido si sarebbe potuta trovare Famiglia a tantissimi bambini, per sempre o per un pò. Tutti dovevano sapere che si poteva fare. Anche i miei stessi amici single, o in coppia omosessuale…che non ne sapevano niente! Era ora di fare qualcosa!
Tra l’altro, più conoscevo single e coppie omosessuali e più toccavo con mano un desiderio di genitorialità senza limiti di età o paure di diagnosi complicate.
Ma se la legge permetteva l’affido a tutti, perché poi, nei fatti, le famiglie mono e omogenitoriali non riuscivano ad accogliere?
Detto fatto mi sono specializzata in Counseling e sostegno alla genitorialità affidataria e adottiva, con un occhio di riguardo alle coppie omogenitoriali e ai single.
E, nel 2015, dopo aver cocncluso anche la formazione in Mediazione Familiare, ho fondato AFFIDIamoci, una rete di sostegno professionale nata per promuovere, accompagnare e tutelare i diritti alla mono e omogenitorialità affidataria.
Nel 2017 ho incontrato Emilia Russo, consulente legale e anima gemella professionale.
Con lei abbiamo creato M’aMa – Dalla Parte dei Bambini (la famosa Rete delle MammeMatte).
Oggi M’aMa conta:
10.000 famiglie affidatarie e adottive in tutta Italia
8 punti operativi territoriali
280 minori difficilmente collocabili che hanno trovato casa, anche grazie alla collaborazione con servizi sociali e tribunali.
Insomma, sono diventata una MammaMatta di nome, e lo sono diventata di fatto nel 2020, quando ho accolto in affido sine die, M. & M., due fratelli adolescenti che, insieme al mio primo figlio, formano -tra un abbraccio e un urlaccio- la squadra vincente con cui affrontare il mondo.
I miei tre figli, insieme alle storie raccolte in M’aMa e in AFFIDIamoci, mi hanno portato a scrivere, nel 2023, Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma-cronaca di un affido sine die (Avagliano Editore e Edizioni Lavoro), un diario autentico e ironico di una mamma affidataria di due sorelle adolescenti, che racchiude anche un utile manuale su Come diventare genitori affidatari.
Ecco, questa sono io: un mix di accoglienza convulsa, ironia, testardaggine e tanta, tantissima fiducia nelle famiglie ma, soprattutto, nei ragazzi!
Acquista ora la TUA COPIA di Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma e sosterrai la campagna omonima di sensibilizzazione lanciata da M’aMa sull’affido degli adolescenti fuori famiglia. Clicca adesso su https://www.amazon.it/chiesto-chiamarmi-mamma-Cronaca-affido/dp/8873135609
Per contattarmi direttamente:
![]()
339.8322065

© 2023 Copyright AFFIDIamoci
2 thoughts on “CHI SONO LIBRI”
Buongiorno ,mi chiamo Cristina sono mamma affidataria pure io di una adolescente con iperattività e quant’altro…volevo solo dire che nel leggere le alcune righe mi ha dato qualche speranza di potercela fare a continuare questo cammino pieno di difficoltà e tanto amore grazie
Salve Cristina ecco hai riassunto egregiamente:) “pieno di difficoltà e tanto amore”, questa è la fotografia perfetta. Il “tuo” risultato lo vedrai solo tra qualche anno (o oggi rubato in quei pochi secondi in cui la tua bimbetta cala la corazza); ma il “suo” risultato glielo regali giorno per giorno e questa è la cosa più importante.