Le tipologie di Affido


Si parla ancora troppo poco di affido familiare e ancora meno di quante tipologie esistano alle quali poter dare la propria disponibilità.

Nell’immaginario collettivo per quel poco che si sa sull’affido, quando se ne parla, lo si associa all’accoglienza “stanziale” (!) di un bambino nella propria dimora…con il “rischio” (!?) che, tutto d’un tratto, sia tolto dalla famiglia accogliente per ritornare nella famiglia d’origine.

Sono tante le persone che si dichiarano incapaci di fare affido “per paura che a un certo punto ti venga tolto il bambino che hai cresciuto per anni”.

Fosse ancora così, l’affido continuerebbe a rispondere alle necessità del bambino e della sua famiglia, continuerebbe a essere caratterizzato dalla “temporaneità” dell’esperienza, dal mantenimento dei rapporti tra il minore e la famiglia di origine, e continuerebbe a essere ciò per cui è nato: vera e propria prevenzione dell’allontanamento del minore dalla propria famiglia di origine.

Oggi invece l’affido (purtroppo) ha perso il suo originario senso di sostegno alla famiglia di origine (sono infatti rari i territori in cui viene utilizzato l’affido diurno) e la sua caratteristica temporanea (il 75% degli affidi in Italia sono sine die), rischiando di essere confuso strumentalmente con il ben differente concetto di “adozione”.

In ogni caso, almeno su carta, le tipologie di affido rimangono molteplici proprio per rispondere alle differenti necessità del bambino (e della sua famiglia):

  • Affido diurno, part-time o a tempo parziale: quando il minore trascorre solo una parte della giornata – anche solo poche ore – con gli affidatari, o solo brevi periodi (ad es. durante le vacanze estive, nei fine settimana, nei periodi di ospedalizzazione di un genitore). Questa tipologia (sempre se tornasse ad essere utilizzata con più sistematicità rispetto a quella residenziale) è da considerarsi la più idonea a creare solidità e punti di riferimento per il bambino, e al contempo (alleggerendo le attività quotidiane dei genitori biologici e agevolando questi ultimi nel recupero delle proprie capacità genitoriali) diventa una vera e propria prevenzione all’allontanamento definitivo del minore dalla famiglia d’origine. (Ciononostante l’affido part time è praticato solo in poche regioni d’Italia, nella maggior parte prevale l’affido residenziale)
  • Affido residenziale: quando il bimbo vive stabilmente con gli affidatari pur mantenendo il rapporto con la sua famiglia d’origine.
  • Affido residenziale a medio termine: per un massimo di 18 mesi;
  • Affido residenziale a breve termine: solo per qualche mese (6/8), finalizzato al traghettamento del minore alla sua collocazione definitiva (ritorno nella famiglia d’origine, inserimento in famiglia adottiva).
  • Affido residenziale a lungo termine: quando l’accoglienza del minore nella famiglia affidataria si protrae nel tempo (su proroga del Tribunale per i minorenni), ben oltre la durata dei tipici due anni, arrivando spesso fino al 18esimo compleanno del minore. In questa tipologia (la più diffusa: il 75% degli affidi in Italia è sine die), pur non concretizzandosi le condizioni per un rientro in famiglia d’origine, il minore continua a mantenere il legame con quest’ultima.
  • Affido familiare di pronta accoglienza: quando il minore, trovatosi in una situazione di emergenza dove è necessario il suo improvviso allontanamento da casa (per abbandono, per incurie etc…), viene collocato dagli affidatari nell’attesa che l’Autorità Giudiziaria disponga, insieme ai Servizi Sociali, un progetto di sostegno a lungo termine. (L’affido di pronta accoglienza è praticato solo in alcune regioni d’Italia, la sua alternativa è l’inserimento in struttura del minore).

 

 

 

 

 

 

 

                               

 

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