LA POSTA DI NEVRO
A Nevrotic non pare vero di poter leggere una lettera di una MAMMA angustiata dall’incertezza di accogliere un ADOLESCENTE TERRIBILE TEMIBILE E SCONOSCIUTO. Nevrotic ama questo tipo di letture, ama scoprire quanto noi adulti tremiamo alla sola idea di non essere riconosciuti amati e amabili genitori da figli-non-figli, o da figli-già-figli. Insomma, la paura più grande di noi adulti, è quella di non essere visti come MAMMA e PAPA’. Ed è per questo che Nevrotic va all’impazzata ricerca del pezzo (fortemente autobiografico) in cui il figlio (per sempre o per un pò) a un certo punto si ritrova a gridare in faccia “tu non sei mia madre”…Eppure non tutti arrivano a farlo: qui di seguito infatti le riflessioni di Stefania, una nostra MammaMatta single, poche settimane dopo l’accoglienza di sua figlia A. di 16 anni
“All’inizio sembra tutto semplice, ci sono i week end insieme, le risate, le lunghe chiacchierate.
Poi, un bel giorno, finalmente, arriva il tanto atteso decreto.
Lacrime di gioia e felicità ed è da qui che inizia l’avventura, quella vera, la vita reale fatta di risate ma anche di incazzature, di risvegli con il sorriso o di tirate di c@@o, la scoperta reale di quelle che sono le tue passioni, i tuoi sogni, le tue paure, le tue ansie, la tua voglia di rimetterti in gioco e nel contempo la difficoltà a lasciarti andare.
Dura come il cemento armato, una corazza talmente spessa che difficilmente ti lasci sfuggire una lacrima.
Me lo dici chiaramente più volte, “Io sono “antiaffettiva”, non mi piacciono baci e abbracci , sono solitaria e non mi fido di nessuno”.
Pian piano scopro che molte delle cose che mi dicevi in comunità non erano vere, le dicevi solo per farmi piacere.
“Odio il mare e il sole, mi piace l’inverno e mi piacciono la pioggia e la neve, dei panorami non me ne frega niente e non è vero che sono ordinata”.
In realtà quando sei arrivata eri ordinatissima, quando hai scoperto il mio armadio mi hai fatto un bel cazziatone sull’ordine. “Non si tiene cosí l’armadiooooo…”
Dopo una settimana il tuo armadio è diventato peggio delle montagne russe, ora sono io a dirti: “Ma non eri tu quella ordinata?” Puntualmente ridi e mi dici che nel tuo disordine tu trovi tutto. Proprio come me.
Finite le vacanze è iniziata la scuola.
Gioia e fatica, fatica immensa.
Cambiare mondo, amici, amiche, prof…all’inizio c’era entusiasmo e poi è arrivata, puntuale, la malinconia, sono arrivate le crisi, i pianti, la paura di non essere all’altezza, di non essere adeguata al contesto.
Siamo qui, io che ti ascolto e tento di leggerti “tra le righe” e tu che mi provochi perchè “volevo vedere fino a che punto potevo arrivare, se molli oppure no”.
Non mollo un cavolo. Qui sei e qui resti.
“Perché proprio io? Non lo vedi?!? Faccio schifo! Perché hai voluto proprio me?”
“Volevo te, proprio te, così come sei perché per me sei la figlia più meravigliosa che mi potesse capitare”. E poi i pianti, rannicchiata sul letto che mi abbracci. “Io non piango mai!”
“E se hai voglia di piangere fallo, se vuoi ti abbraccio e se non vuoi non importa”.
Pian piano inizi a prendere il bus per andare a scuola, due bus. Arrivano le chiavi di casa, il portafoglio con gli spicci per la merenda a scuola. Si diradano le telefonate. Ora non mi telefoni più ogni volta che esci da scuola per chiedermi “Ci sei nel parcheggio? Dove sei? Ti vedo?” Ora lo sai che mi vedrai al parcheggio appena scendi dal bus.
La domanda adesso è: “Che si mangia?!?”. “Ho una fame che mi mangio pure il tavolo…”. Arrivi a casa, mangi e racconti. La prof.mi ha detto…il prof. ci ha raccontato…”
Il percorso sará lunghissimo ma proprio molto lungo ma tu hai un coraggio da leonessa, io davvero non so dove tu abbia trovato tutta questa forza, piccola piccola ma tosta tosta, con una determinazione immensa e una legittima corazza che ti fa sembrare scontrosa e indisponente.
In realtà hai una paura fottuta e ne hai tutto il diritto.
Sapevo che non sarebbe stato semplice, non immaginavo che, oltre al cuore, mi avresti “rubato” anche la pancia. Si, quando piangi e ti aggrappi a me con tutte le tue forze o ti posizioni ranicchiata vicino alla mia pancia mi si stringe il cuore ma anche lo stomaco.
E’ lì che ho la certezza di essere la famiglia giusta per te, di cuore e di pancia, non che ti ha partorita ma che ti può accogliere quando hai bisogno di accovacciarti e di farti piccola piccola per qualche minuto.
E poi si ride insieme.
Non è facile, arriverá anche il momento in cui vi sentirete strillare in faccia: “Tu non sei nessuno per me, non sei mia madre, non mi puoi dire quello che devo fareeee…”
“Non sono nessuno ma ti voglio bene, un bene infinito, più di tutto il mondo messo insieme.” E lo sguardo si illumina.
E’ come se, costantemente, volesse la conferma “dimmi che mi vuoi bene e dimmi che devo restare perchè io voglio restare ma me lo devi ricordare perchè non ne sono sempre sicura…”
Amore mio non saprei proprio immaginare la mia vita senza di te. Ridi, sogna, piangi, vivi.
Qui, a casa tua.
Una MammaMatta che 10, 100, 1000 volte rifarebbe tutto da capo.”
Se vuoi consigli sul tuo Affido, confrontarti sulla tua esperienza, conoscere come un ragazzino abbia vissuto il passaggio dalla comunità alla famiglia, cosa abbia provato…Scrivi proprio a loro, ai nostri adolescenti: Scrivi a Nevrotic, Lagna e Babbia.
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