Caro Giudice, ora mi leggi? – “Grazie per aver ascoltato la richiesta di aiuto di mio figlio”


Ambasciator non porta pena” (le MammeMatte piccioni viaggiatori di storie inascoltate, felici e meno felici). Le MammeMatte dopo aver appurato la veridicità della fonte, si impegnano a recapitare il messaggio ai Tribunali per i Minorenni e ai Servizi sociali di tutto il territorio nazionale e, per conoscenza, alle altre realtà associative. L’anonimato della fonte è mantenuto solo per garantire la privacy del minore.

La Rubrica raccoglie “posta mai recapitata”, ovvero tutto ciò che singoli genitori affidatari e/o adottivi non hanno avuto occasione di dire al proprio Giudice di riferimento. 

Grazie Giudice GRAZIE.

Grazie per aver ascoltato la richiesta di aiuto di mio figlio, quando ti chiedeva una famiglia anche se ormai era già grandicello e aveva paura che nessuno più lo avrebbe voluto. 

Non dimenticherò mai quella telefonata con il cuore che batteva a mille all’ora, quel cambio improvviso di aereo quando eravamo da tutt’altra parte per non perdere quell’appuntamento in Tribunale… perché se una possibilità c’era non avremmo mai voluto perderla.

E quella letterina scritta al Giudice che Lei stesso tirò fuori dalla sua agenda…
E quel Suo concederci ulteriore tempo per decidere: ‘Adesso andatevi pure a prendere un caffè, poi tornate e ci dite se siete davvero decisi’. A noi quel caffè non ci serviva, eravamo già super decisi, semmai avevamo paura che non fosse vero!

Poi come dimenticare quella mattina, arrivati in anticipo (anche se io sono sempre in ritardo), camminavamo avanti e indietro davanti alla Comunità guardando le finestre per vedere se si affacciava qualcuno. 

Finalmente arrivò l’assistente sociale e si aprì quel portone e un bambino, il più bello del mondo, il nostro, ci venne incontro chiamandoci subito papà e mamma e ci abbracciò…era bellissimo e emozionatissimo come noi. 

E subito siamo stati famiglia, è stato amore immenso, subito.

Lui era nostro e noi eravamo suoi come se ci fosse sempre stato. 
Fu una giornata stupenda, ricca di emozioni, progetti, racconti belli e brutti.
In serata, quando il nostro piccolo lui ha cominciato a raccontare agli amichetti della comunità la giornata trascorsa insieme, l’arrivo dei suoi ‘genitori buoni’… io non riuscivo a trattenere le lacrime, e lui subito: ‘Mamma perché piangi?’ ‘Perché sono felice, troppo felice -gli risposi -sono lacrime di felicità perché finalmente ti abbiamo trovato’.
Nei giorni dell’inserimento si fece qualche acquisto per lui anche se lui diceva sempre che non avremmo dovuto spendere tutti quei soldi per lui e voleva portarci nei negozi dove si spendeva meno.
Lo portammo in hotel, la prima camera tutta per lui, dove poteva restare solo il giorno: voleva pranzare li e non gli interessava nemmeno andare al ristorante. Era la prima nostra dimora insieme. 
Gli piaceva farsi lavare e accudire anche se grandicello perché non gli era ancora mai capitato.
Poi finalmente andammo a casa: ad aspettarlo c’era una bicicletta più grande di lui, i regali dei nonni e i palloncini e festoni che i nonni avevano preparato, la sua cameretta, i cani e i gatti, una casa vera, la sua. 

Era estasiato, incredulo, felice, chiedeva: ‘Tutto questo è per me?’
Invitava gli amici e li invitava in camera sua a vedere quante cose aveva, raccontava che i suoi genitori erano bravi perché apprezzava quello che aveva molto di più di chi lo ha sempre dato per scontato.

Non è stato tutto facile, ci sono stati momento duri e difficili, ci metteva alla prova per vedere se lo amavamo davvero, sono state tante le fatiche fatte insieme per recuperare il tempo perso con i sentimenti, con la scuola, con le cose che i bimbi dovrebbero fare pian piano mentre crescono. 

Iniziare tutto da nove anni in poi è stato una rincorsa contro il tempo perché il nostro piccolo potesse raggiungere i suoi obiettivi, perché potesse sfruttare le sue potenzialità al meglio di quello che poteva.. e poi quanto dolore, quanti racconti del passato con quei genitori che chiamava ‘i genitori cattivi’… e noi a rassicurarlo che quelle cose non sarebbero più successe, le sue preoccupazioni di diventare come loro, il suo desiderio di rinascere nella mia pancia, la paura che non lo amassimo abbastanza, il tenerci lontani e lui nel mezzo per dire: ci sono anche io!

Poi il tempo è passato progressi ne ha fatti tantissimi si è inserito nella nostra famiglia e in tutto il parentado.
Adesso è un ragazzo bellissimo dolce e affettuoso anche se a volte per farsi vedere grande preferisce farsi baciare che baciare lui!
E bello, è felice e ha tanti amici. A volte ripensa alle sue origini, il suo passato ormai è anche il nostro, brutti ricordi ce ne sono ma il passato non tornerà più.
Ora lui è il nostro figlio grande, il primogenito quello che ci ha fatti diventare mamma e papà per primo. Si perché poi di gioielli ne sono arrivati altri, uno più bello dell’altro, ognuno con una storia diversa, ognuno irrinunciabile e prezioso e tutti sono la nostra vita.
Adesso siamo una grande famiglia di cuore che con il cuore la vita ci ha fatto capire che l’amore è amore, non importa da dove arrivi ma dove resti, ci ha fatto capire che amare e dare ti restituisce una felicità incommensurabile, una carica incredibile per cui non c’è fatica che non meriti di essere fatta.
Grazie Giudice di averci chiamati! E scusa se non ti abbiamo ascoltato quando hai detto che era presto per continuare ad accogliere… Ma abbiamo fatto bene.. perché l’amore non si divide ma si moltiplica!”
Una FamigliaMatta

 

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