Storie d’amore e di bambini in affido familiare – “Dopo trent’anni per noi è più di una figlia”



“Era
il 1986 quando abbiamo chiesto in affido
familiare
una bimba di sei anni.

Sono
passati trent’anni da allora.

Io
e mio marito mai avremmo immaginato che tutto sarebbe durato una vita intera.

I
nostri tre figli allora avevano 18, 17 e 14 anni e con loro, fin dal primo
momento, abbiamo vissuto l’affido familiare con tutta la “provvisorietà” del
caso, come gli stessi Servizi sociali di
Latina
volevano che lo vivessimo: un servizio temporaneo nell’attesa che la
famiglia naturale si riprendesse.

Eppure
gli anni passavano e le difficoltà della famiglia di origine non si
risolvevano.

Io
e mio marito ci legavamo alla piccola ogni giorno di più, così i nostri stessi
figli.

Eravamo
una famiglia vera e propria con una mamma, un papà e quattro figli.


C’era
questo nel nostro cuore, nonostante io
non
mi sia mai fatta chiamare “mamma”, nè la piccola abbia chiesto di farlo
.

Perché
in realtà lei sapeva che noi eravamo una
“famiglia in più”
che la amava quanto la sua, anche se in quel momento la sua non era in grado di crescerla.

Era
importante per lei, per loro, per noi tutti che lei mantenesse un legame
costante con i suoi familiari (andava a dormire da loro due fine settimana al
mese e trenta giorni durante le vacanze estive) e ci siamo impegnati perché
accadesse.

Ecco
sta proprio qui la differenza tra affido
familiare e adozione
: nell’affido è importante che il bimbo coltivi e valorizzi
il proprio bisogno d’identità.

Noi
per lei eravamo qualcosa “in più”.  

Il
rapporto con i suoi familiari c’era e doveva continuare a esserci, per il suo,
per il loro e per il nostro bene.

Naturalmente
abbiamo anche avuto delle difficoltà iniziali, soprattutto dovute ad ansie e
gelosie del papà della piccola nei nostri confronti.

Però,
piano piano, anche grazie alla bravura degli assistenti sociali, siamo riusciti
a rassicurare i familiari sul nostro ruolo
di genitori affidatari
: un ruolo che non ci concedeva alcun potere
decisionale sulla figlia, se non con il consenso e il controllo degli operatori
sociali.

Così, man mano che la famiglia di origine costatava la nostra disponibilità e
subalternità all’assistente sociale, i rapporti si rilassavano e riuscivamo ad
avere fiducia l’un l’altro. 
Poi sono arrivati i suoi 18 anni e, dopo 12 anni di vita insieme, la piccola ha sentito il
bisogno di ritornare a casa propria.

Ecco,
questa può essere un’altra difficoltà dell’affido familiare: saper accettare il
possibile desiderio della tua piccola di
tornare a vivere nella sua famiglia di origine.

In
quel momento è importante ripeterti che quello che avete vissuto insieme non
può essere cancellato. 

Infatti
da quel giorno è passato molto tempo, ma il legame che unisce tutti noi è
rimasto intatto.
 

I
miei figli la considerano una sorella, noi più di una figlia.

Per
noi non c’è alcuna differenza tra lei, accolta in affido familiare, e i nostri
altri tre figli.

A 20
anni si è sposata e dopo alcuni anni le è nata una bellissima bambina.

Così
oggi abbiamo un genero in più e una nipotina in più che cresce felice insieme con
gli altri due nipotini.

La
vedo tutti i giorni, mi lascia la piccola quando va a lavoro o quando ha
bisogno: proprio come fa una figlia.

La
domenica stiamo tutti a pranzo insieme e così via. 

In estate parto per il mare con mia sorella e i suoi tre nipotini così i sei
cuginetti si divertono insieme e i genitori tornano a casa dopo il lavoro.
Insomma
la nostra è stata, e continua a essere, la vita di una famiglia come tante”.

2 thoughts on “Storie d’amore e di bambini in affido familiare – “Dopo trent’anni per noi è più di una figlia”

  1. Sono mamma adottiva di due meravigliosi bambini ed ho una grande stima d ammirazione per chi è genitore affidatario. Non sarei stata in grado di fare un passo del genere, forse perché non avevamo figli nostri. Siete stati bravi tutti a creare questo equilibrio e rispetto tra di voi. Complimenti e vi auguro ancora tante belle cose. Mirella

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