M., mamma affidataria single, da pochi giorni ha accolto una ragazzina poco più che adolescente, ha spalancato la sua porta alle sue paure, al suo vissuto, al suo passato.
Ora ci chiede: cosa rispondere a questa piccola grande bimba quando racconta le ingiustizie vissute?
“Con la presente mi rivolgo a voi per avere un consiglio su cosa rispondere alla mia ragazza arrivata da così pochi giorni a casa mia. Giorno dopo giorno mi racconta della sua vita, prima del nostro incontro, facendo continui confronti con oggi. Fin qui tutto nella norma ma poi inizia con racconti che mi prendono di sorpresa.
E poi inizia: perchè là si mangiava poco e male e il frigo spesso era vuoto.
Perché là la sera solo pastina.
Perché là c’era freddo e non c’erano i riscaldamenti ma tanti spifferi gelati visto che è un posto di montagna.
Perché là i vestiti erano dati di seconda mano dai volontari e se stavi male aspettavi che ti passasse.
I libri per la scuola mai comprati e mai avuto colazione per intervallo né mai regali a Natale o al compleanno.
Perché là se cadevi in mano alle bulle, visto che spesso eravamo sole, potevano anche affogarti e perciò io stavo lontano dal gruppo delle ragazze.
Perché là non interessavi a nessuno e per stare bene dovevi diventare trasparente, passare inosservata, non essere e non rompere.
Una sera là è crollato un pezzo di tetto e pioveva ma chiamata la direttrice a casa sua disse solo di mettere i secchi.
Perché là anche l’educatrice poteva farti stare male, con parole e parolone, e poi se ti ribellavi andavi in punizione.
La mia domanda, care amiche MammeMatte, è perché là e lì e ovunque si trovino comunità per minori sfortunati si perpetua il furto dei soldi che dovrebbero dare loro almeno il necessario? troppi là… troppi soldi spesi male… troppi furti con risultati disastrosi sui minori che così poco accuditi crescendo saranno rabbiose mine vaganti nella società.
Ora amiche MammeMatte che rispondo alla ragazza? ‘Fregatene, tanto tu sei a posto, tu ora sei a casa e chi è rimasto si arrangi?!’
Chi è rimasto, bullo o no, è una vittima di adulti disgraziati e incapaci di adempiere ai doveri e piaceri della cura dei figli.
Chi è rimasto è doppia vittima: dei genitori e degli istitutori.
Chi è rimasto un giorno chiederà, in un modo o nell’altro, a tutta la società, che gli siano pagati i debiti e con gli interessi e lo faranno diventando cattivi genitori, ladri, falliti o peggio. Saranno anche coetanei dei nostri figli, saranno i bubboni di una società incosciente, ipocrita e fintamente cattolica.
Per quanto mi riguarda non dirò fregatene, non dirò nulla. Ascolterò e stringerò i denti e basta. Ma da voi aspetto un aiuto, un consiglio care MammeMatte…
con stima e affetto, M.”
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