Cosa
ti fa andare avanti in un affido? Cosa, se
la bambina immaginata è
diversa da quella reale, la scopri “più grande, più furba, più
adulta, più rumorosa, più onnivora” tanto che forse “vuole
mangiare anche te”?!
R.
ci racconta come nell’incontro con la sua piccola-grande bimba si
sia ritrovata in un “minestrone” di sensazioni e sentimenti in
cui però “al
netto del cammino tu sei l’adulto che sa benissimo cosa sia Amore e
cosa sia l’Abbandono. Le verdurine non lo sanno. A loro la vita ha
confuso le idee, le emozioni, i significati. La differenza tra
l’Amore e l’Abbandono, le verdure del minestrone non l’hanno
imparato. Ancora. E tu non hai imparato a fare un buon minestrone. Ancora”.
“Lei
arriva ed è più ‘grande’ di come te l’eri immaginata. Più
grande è come dire…più alta, più furba, più adulta, più
rumorosa, più onnivora. Onnivora in tutti i sensi: vuole mangiare
anche te forse, metterti alla prova, tormentarti, capire dove può
arrivare, qual è il confine tra l’amore e l’abbandono, perché
lei quel confine non l’ha capito. Sembrava così amore e poi…
E
tu arrivi carica di noziOni, di intenziOni, di impressiOni, di tante
cose che finiscono per Oni, che suona come un maggiorativo ma che ti
ricorda che di maggiore e preponderante c’è solo la tua paura. Oni
come quelli che pensano che la teoria e la pratica possano
incontrarsi. Oni come quelli che, cascasse il mondo, non smettono di
sognare.
E
quel minestrone di paure, pizzichi, distanze ballerine che si
allontanano e che si avvicinano, di silenzi e di troppe parole
nevrotiche, quel minestrone lì non è mica sempre buono. Ogni tanto
è troppo salato da volerlo diluire con un fiume di serenità, che
non sai più dove sta, eppure volevi portarla in dono ma si è
nascosta, chissà. Ogni tanto mmm è così delizioso che pensi, se
continuo con questa linea sana chissà dove possiamo arrivare. Alle
volte è davvero difficile buttarlo giù, vorresti dire disgustoso ma
è un minestrone, non si dice disgustoso del minestrone che è un
preparato così sano no?! Alle volte ti svegli la mattina e dici, ora
buono o cattivo che sia, è da un po’ che mangio minestrone e si
sente proprio che sto meglio, che sto cambiando. Una settimana dopo
dici: ma non era meglio quando bevevo vino?
Allora
perché continuare?
Perché
senza minestrone le giornate non hanno tutte sapore, col minestrone
invece, buone o cattive, hanno tutte un sapore. Comunque vivi i
sapori. Quelli nuovi. E questo te lo ripeti come un mantra perché
alle volte è difficile.
Perché
lo hai voluto tu, tanto, e allora si continua con il minestrone, che,
ti dici, fa bene pure quando fa male.
Perché
il minestrone non è il punto d’arrivo, è il viaggio. E stai
viaggiando. Ah se stai viaggiando!! Perché il minestrone perfetto
non arriverà mai, ma prima o poi ne verrà uno talmente gustoso che
comunque dirai: ecco era qui che volevo arrivare, ma non lo sapevo. E
poi un altro, un altro, e poi di nuovo una grandissima voglia di
vino. Ma la vita è così.
Perché
per quanto tu non sia nata proprio per il minestrone ma per la
bistecca ed un bel rosso, neanche le verdure necessarie per il
minestrone sono nate per confondere l’amore con l’abbandono.
E
al netto del cammino tu sei l’adulto che sa benissimo cosa sia
amore e cosa sia l’abbandono. Le verdurine non lo sanno. A loro la
vita ha confuso le idee, le emozioni, i significati. Ripetutamente.
La differenza tra l’amore e l’abbandono, le verdure del
minestrone non l’hanno imparata. Ancora.
E
tu non hai imparato a fare un buon minestrone. Ancora.
Quell’ancora
è il motore di tutto.
Sii
paziente. L’amore è bizzarro. Ha tempi imprevedibili. Sii solido
come la tua vita fortunata lo è stata con te.
Sii
consapevole che le vite si intrecciano: il cuoco e le verdure possono
esistere l’uno senza le altre, ma se il cuoco desidera un buon
minestrone è sul metodo che lavorerà, non sulle verdure”.
Una
MammaMatta (e il suo minestrone di Amore)
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