E.
racconta la sua adozione speciale, le difficoltà
e il dolore
per la disabilità della sua
piccola,
ma
soprattutto per
“la mancanza di aiuto da parte dello Stato” (per
anni “non le fu assegnata l’insegnante di sostegno a scuola”),
e
di
sostegno/accoglienza
da parte delle
persone intorno: “alla
scuola materna le mamme degli altri bambini presentarono una
petizione perché fosse allontanata”.
Continui
cambi di scuola, di residenza per una piccola
che
oggi è
diventata una splendida 15enne.
“Ho
adottato mia figlia T. nel 2010. Un percorso fatto di lunghe attese,
colloqui con l’equipe adozioni, viaggi su e giù per l’Italia, pianti,
sospiri…Poi, finalmente, l’abbinamento e la partenza,
immaginando quella bambina di 3 anni che ci stava aspettando in un paese freddo, freddissimo.
Ricordo
perfettamente l’emozione del primo incontro, quella bimbetta piccola
piccola con un enorme fiocco rosa in testa, due occhioni verdi, i
capelli biondi, i denti scuri e spezzati…sì proprio così…erano
rotti e scuri i suoi denti a causa della carenza di vitamine e delle
percosse subite prima di essere accolta in Istituto.
La
coordinatrice ci raccontò che la bimba era vissuta con la madre fino
ai 2 anni e poi abbandonata, recuperata in fin di vita dai servizi
sociali, adottata successivamente da una coppia straniera e subito
restituita. Era una bimba difficile, ci spiegò la coordinatrice,
iperattiva, con problemi a relazionarsi con le persone, impossibile
da gestire tanto che il giorno dopo sarebbe stata trasferita in un
Istituto specializzato per bambini con disabilità e problemi del
comportamento.
Che
dire…non riuscivo a credere che quell’angioletto biondo, che fin
dal primo incontro mi aveva chiamato MAMMA, potesse essere così
ingestibile.
Avremmo
potuto rifiutare l’abbinamento e scegliere un altro bimbo, bello,
perfetto, tranquillo.
E
invece no! T. nel mio cuore era già mia figlia. Terminata la nostra
settimana di permanenza, non ci diedero più notizie della
bambina, ci dissero che dovevano pensarci perché si trattava di un
caso molto delicato, che ci avrebbero fatto sapere. E da lì altri 9 mesi
di attesa, 9 infiniti mesi in cui nessuno sapeva più nulla.
Finalmente
un giorno arrivò la telefonata tanto attesa.
Tornammo da lei. Il giudice ci disse che la piccola aveva avuto un
passato pesante, di violenze,
di dolore, ma che era pronto ad affidarcela perché eravamo stati
decisi e convinti fin dal primo momento. T. era davvero una bambina
ingestibile!
Le
furono diagnosticate ADHD, iperattività, deficit di attenzione,
ridotta flessibilità cognitiva e comportamentale. Dai test genetici
emersero sindrome feto-alcolica e due malattie rare. Le fu
riconosciuta una invalidità in stato di gravità.
T.
non aveva mai visto il sole, l’erba, all’aria aperta si bruciava il
viso perché non era abituata alla luce. Non sapeva mangiare:
inghiottiva tutto senza masticare (dovetti ricominciare dallo
svezzamento con creme di cereali e omogeneizzati). Non sapeva giocare
con gli altri bambini, non aveva mai ricevuto una carezza…Scappava,
non aveva il senso della distanza e della profondità (mi attrezzai
per chiudere le finestre di casa con catenacci posti il più in alto
possibile, per evitare che si sporgesse e cadesse nel vuoto). Nessuna
baby sitter riuscì a darmi una mano, chi ci provava rinunciava
immediatamente ancor prima di terminare l’ora di prova. Alla scuola
materna le mamme degli altri bambini presentarono una petizione
perché fosse allontanata. Posso dire che la solidarietà da parte
degli altri genitori sia stata pari a zero. Una mamma un giorno mi
disse “ma come fai? Al posto tuo l’avrei già ammazzata”.
Parole assurde, frasi di fuoco…
Mia
figlia veniva emarginata.
Era
seguita dal Servizio di neuropsichiatria infantile, che prescriveva
psicofarmaci per tenerla tranquilla. Nessun aiuto da parte dello
Stato. Benché avesse una esenzione al 100% per patologia grave,
negli anni in cui siamo vissuti in Veneto non le fu mai assegnata
l’insegnante di sostegno a scuola.
La
situazione è migliorata leggermente quando ci siamo trasferiti in
un’altra regione, lì almeno un minimo sforzo di riconoscere il
sostegno c’è stato. Cambiammo scuola 4 volte, ad ogni cambiamento T.
migliorava un po’, se non altro per il fatto che si toglieva di dosso
l’etichetta di bambina ingestibile…ma durava poco.
Sono
passati 11 anni dall’adozione. T. ora ha 15 anni. Viviamo nel Lazio.
Qui l’assistenza esiste davvero: T. ha il sostegno a scuola,
l’educatrice domiciliare, un servizio di neuropsichiatria infantile
efficiente che non punta esclusivamente agli psicofarmaci (che
abbiamo abbandonato!) ma ad un insieme di strumenti per migliorare
l’autonomia dei bambini disabili. Mia figlia è cresciuta molto, sa
tutto del suo passato, è una bella ragazza che da grande vorrebbe
fare la ginecologa e la modella…Frequenta il liceo scientifico,
studia e si impegna moltissimo. Negli anni abbiamo cercato di
incanalare l’iperattività nello sport, prima il nuoto poi la
pallavolo, la danza…È una ragazza serena, molto sensibile,
generosa e affettuosa, legatissima a me.
Ho
lasciato indietro tante amicizie per proteggere mia figlia, mi sono
separata e rifatta una nuova vita.
T.
ora ha una sorellina, di cui è letteralmente innamorata e un
fratellino in arrivo. L’essere sorella maggiore l’ha aiutata tanto a
crescere e a responsabilizzarsi. Sta facendo progressi che mai avrei
immaginato, sia nel campo dell’autonomia che nelle relazioni
interpersonali.
A
volte penso a cosa sarebbe stato di lei se non avessi avuto il
coraggio di adottarla, se mi fossi tirata indietro alle prime
difficoltà, se anziché reagire mi fossi arresa. Se non le avessi
dato tutto l’amore possibile.
D’altra
parte, come disse una psicologa al corso sull’adozione, noi genitori
adottivi siamo genitori speciali…”
Una MammaMatta (adottiva)
Una storia a lieto fine che, dovrebbe fare riflettere tutti a non soffermarci ai primi ostacoli,perché con Amore e dedizione,questi minori possono tornare a rinascere!!!
Grande grande umanità. Complimenti a questi angeli
Verissimo…
Complimenti mamma speciale <3