Testimonianze, Storie di amore e bambini in affido familiare: “Ora le mie certezze vacillano”


 

La
famiglia “ponte” è quel tipo di famiglia opportunamente formata
dai servizi sociali per accettare in pronta accoglienza un bimbo
piccolissimo (0-3 anni) per un tempo limitato (sei mesi – un anno)
necessario a trovare la sua collocazione definitiva (ritorno nella
famiglia di origine/adozione).

La
famiglia “ponte” è preparata e formata al distacco programmato
con il bambino.

Cosa
accade però se il tempo di permanenza del bimbo si prolunga sempre
di più?

N.,
mamma affidataria di pronta accoglienza, ci racconta quanto le stia
diventando difficile
la
sola idea di
lasciare
andare Stella.

Carissime
MammeMatte
,

eccomi
qui (meglio tardi che mai!) a portare la mia esperienza di
affidamento…

Sono
N., ho lavorato circa 15 anni nell’ambito della tutela minorile.

Ad
oggi, sono insegnante della scuola primaria, ma la mia propensione
all’aiuto di minori in difficoltà è rimasta viva… ricopro
infatti il ruolo di referente adozioni e minori in affidamento
familiare nella mia istituzione scolastica e qualche tempo fa ho
deciso di fare il salto e di passare dall’altra parte: ho
affrontato il percorso per diventare affidataria ed in particolare
per diventare “famiglia ponte” per bambini da zero a tre anni in
attesa di collocazione definitiva.

Dal
novembre 2020, ho accolto, insieme alla mia famiglia, la piccola
Stella (nome di fantasia). Aveva 16 mesi quando sono andata a
prenderla nella comunità dove si trovava. Era un giovedì, non
l’avevo mai vista prima e l’ho portata via con me, incrociando le
dita, contando sulla buona volontà, sulla mia formazione e
sull’appoggio dei servizi e della mia rete di amiche/sorelle…

Ricordo
che il viaggio verso casa è stato stranissimo: Stella mi ha guardato
da subito con relativo sospetto, chiudendo gli occhi e sonnecchiando
per gran parte del tempo e solo una volta arrivata a casa mi ha fatto
un sorriso, come a dire : – dai, possiamo farcela! per poi sbafarsi
una porzione gigantesca di pasta al pomodoro.

In
effetti, le prime settimane sono state decisamente particolari
rispetto al cibo: sembrava bulimica, mangiava qualunque cosa le
venisse proposta, senza mostrarsi mai sazia e senza esprimere
preferenze di gusto… Era completamente ipotonica, cominciava appena
a gattonare, ricercava costantemente il contatto fisico, non parlava
né aveva altro intento comunicativo esplicito (a parte il sorriso) e
manifestava alcune assenze, per cui aveva una terapia farmacologica
da seguire ed era stata sottoposta ad esami genetici ed
approfondimenti clinici vari…

Eppure,
da quel primo sorriso siamo partite in quarta, fidandoci
reciprocamente l’una dell’altra. E posso dire con grande serenità
che ne sono seguiti molti altri di sorrisi, uniti a piccole grandi
conquiste quotidiane. E diciamo che ci facciamo anche belle risate,
adesso! Stella, nel tempo, è migliorata tantissimo. Oggi cammina,
corre, si arrampica, parlotta, si fa capire e comprende ogni
messaggio. Adora i libri e gli animali, che siano da cortile o
selvatici. Ha una predilezione per Peppa Pig, anche se ora Masha e
Orso contendono alla maialina il primato che pareva essere
indiscusso.

Di
fatto, le indagini genetiche hanno rivelato un quadro complesso, che
ha condizionato le decisioni del tribunale per i minorenni e
l’abbinamento con una eventuale famiglia adottiva. La necessità di
approfondimento sanitario, insieme alla famigerata pandemia, ha
contribuito ad allungare decisamente i tempi. E così, sto vivendo
questa situazione ibrida, in cui passano gli anni e l’idea del
distacco, prima messo in conto e preventivato almeno a livello
razionale, assume sfumature diverse e rappresenta motivo di
preoccupazione…

Non
so, ero così determinata ad essere risorsa come “ponte”,
vantandomi anche un pochino – lo ammetto – della mia presunta
capacità di lasciare andare, di saper operare con instancabile ed
irremovibile spirito di servizio, al di là dell’indiscusso amore
dato e ricevuto per il periodo in cui le nostre strade si sarebbero
incrociate… Ma ora, dopo tutto questo tempo, le mie certezze
vacillano e mi ritrovo con molti interrogativi e rimango in attesa di
capire ciò che sarà meglio per lei per poi fare i conti anche con
me stessa.

Insomma,
ero partita con un progetto chiaro, a tempo determinato e
relativamente breve, ed oggi invece mi ritrovo con le carte
scompigliate, con la possibilità di proseguire ancora l’affido
fino a data non meglio specificata, con tutto quello che comporta sul
piano dell’organizzazione familiare, ma soprattutto emotiva: più
passa il tempo più non sono più così sicura di essere brava a
lasciare andare senza difficoltà. Ora, non credo più sia poi così
facile interrompere un legame “materno” in modo del tutto
indolore!

Nonostante
io abbia piena fiducia nella capacità di abbinamento del Tribunale,
mi chiedo se quando verrà il momento non sarò poi ipercritica nei
confronti dei futuri genitori adottivi, soprattutto perché si tratta
di una bimba con bisogni molto speciali, più fragile di altri… Mi
domando se saprò accompagnarla con serenità, se saprò trasmettere
fiducia ed entusiasmo per la sua nuova avventura…

In
ogni caso, provo a far tesoro di queste mie incertezze che a volte si
affacciano prepotenti e proseguo determinata in questa esperienza,
provando a dare il meglio che posso con tutta l’umanità di cui
sono capace e che per definizione è fatta di pregi e difetti.

Indubbiamente,
Stella ha portato molta gioia nella mia vita ed in quella della mia
famiglia per la sua semplicità, il suo buon umore costante, la
determinazione sempre gioiosa dimostrata per ottenere traguardi che
per altri bambini sarebbero stati assolutamente scontati..

In
linea generale, quando ripenso a questa esperienza, provo un grande
senso di gratitudine per ciò che ho potuto vivere e sto vivendo. E
per tutto ciò che ho imparato: ho esercitato e imparato la pazienza,
il gusto della conquista, la determinazione e la passione. Ho
sperimentato la stanchezza, la frustrazione, ma anche la
soddisfazione e la condivisione. Ho riconosciuto i miei limiti e le
mie risorse, ho potuto esercitare l’empatia autentica e
sperimentare un nuovo tipo di amore, ho avuto l’occasione di
relativizzare le situazioni e a sospendere il giudizio e,
soprattutto, ho imparato a concedere tempo e fiducia ad una bambina
che aveva assoluto bisogno di entrambe le cose…

Insomma,
chissà come andrà a finire con Stella mia, ma di certo la mia casa
– con lei o dopo di lei- sarà di nuovo ed ancora aperta.

Ho
scritto questa testimonianza senza un obiettivo preciso: non voglio
convincere, né dissuadere nessuno. Ognuno ha il suo percorso da
affrontare!

Ma
mi faceva piacere condividere la mia esperienza, senza troppa
retorica. Perché non mi appartiene tanto, soprattutto per il
retaggio da operatore (che ahimé rimane latente)!

Sono
stata anche molto fortunata, devo ammetterlo: l’incontro di anime
tra me Stella è avvenuto e non è così scontato, i rapporti con la
sua famiglia sono sempre stati corretti e rispettosi, gli operatori
sono sempre stati presenti ed attenti ed ho avuto una rete di
supporto imbattibile… Tutti ingredienti che sono fondamentali per
la riuscita di un affidamento.

Oh
cavoli, ora devo interrompere: devo andare a recuperare Stella
all’asilo!

A
presto, e grazie mille per il lavoro che fate”

N.,
una MammaMattaDiProntAccoglienza


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3 thoughts on “Testimonianze, Storie di amore e bambini in affido familiare: “Ora le mie certezze vacillano”

  1. abbiamo vissuto, oltre 20 anni fa, dio mio come siamo vecchi!, una simile esperienza. Non c'era il covid, come scusa. I tempi furono lunghi per tanti motivi. Preparammo il bimbo al meglio. In TdM, dopo l'adozione, ci fecero pure i complimenti, mai visto un bimbo che si adatta così facilmente. Certo, ma non fu grazie alla formazione dei servizi, ma grazie agli amici dell'associazione di cui facevamo parte, grazie alle nostre scelte ed idee. Grazie alla nostra forza d'animo. Tutto andò bene, eravamo in tempi in cui anche il TdM voleva sperimentare, tranne una cosa: ci fu vietato di incontrare la coppia adottiva. Il bambino lo percepì come un abbandono e urlò disperato, un urlo che mi è rimasto nella pancia, nella mente e non mi ha mai lasciato, e così per i miei famigliari. Dopo oltre 20 anni, vorrei tanto sapere cosa ne è stato di quel piccolo Erik, nome reale, ormai è adulto maturo,vorrei sapere se ha superato quell'abbandono traumatico a tradimento. Vorrei dirgli che è rimasto sempre nei nostri cuori, che è il fratellino perduto per i mei figli Vorrei dirgli, quello che dissi allora alla presidente del TdM: questa sofferenza si poteva evitare. Ecco, impariamo ad evitare, in nome delle procedure, per comodo o per scelta, di far soffrire inutilmente i bambini. Nel vostro caso, forse, sarebbe meglio adottare, altrimenti, potrete diventare degli zii o dei nonni affettuosi, sempre vicini, ma anche defilati. Con il ruolo adeguato alla situazione. Siamo esseri umani, mica macchinette pre programmate.

  2. L'affido ponte é uno strumento potente sempre se gestito bene, con l adeguata preparazione della famiglia accogliente al "distacco programmato" e all accompagnamento del bimbo verso la collocazione definitiva. Certo è che quella che ci raccontate suona una modalità quantomeno inusuale adottata dalle istituzioni; sempre in anonimato, se ve la sentite, me la mandate a karin@affidiamoci.com che può essere utile farla emergere? Grazie come sempre a tutti

  3. Vero hai ragione. Noi abbiamo da poco concluso il ns primo affido di una neonata che è arrivata da oi quando aveva 10 gg ed è rimasta fono al suo sesto mese. Bisognerebbe anche adattare le procedure alle situazioni. E anche insegnare alle famiglie adottive un po di sensibilità verso le famiglie affidatari. Non siamo dei parcheggiatori. Amiamo i bimbi che accogliamo di piu dei ns figli e quando vanno via è uno strappo al cuore

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