Francesco
e Andrea raccontano la loro esperienza di affido:
“Per
la nostra bambina in affido, nei compiti di inglese, ci chiamiamo dad
one e dad two; nei compiti di francese père un e père deux…e
sono le parole più belle che abbiamo mai visto scritte!
Siamo
genitori affidatari alla nostra seconda esperienza.
Inizialmente non
era chiaro se la Legge ci permettesse di poter immergerci in questa
avventura in quanto ‘omosessuali’ ma dopo opportune verifiche siamo
stati ritenuti adeguati.
Abbiamo una meravigliosa preadolescente che
da un anno e mezzo vive con noi (non posso dire “bambina” perché
si offende) e non sempre le cose sono semplici. Purtroppo questi
ragazzi entrano nelle nostre vite con dei bagagli che spesso
contengono macigni e con delle ferite che forse mai si
rimargineranno. Ognuno ha la sua storia, ognuno va gestito in modo
diverso, ma una cosa li accomuna, hanno fame d’amore.
Come coppia non
‘convenzionale’ avevamo paura che il nostro orientamento sessuale
potesse recarle problemi a scuola o nella vita quotidiana e sapete
cosa vi dico? Ci siamo fasciati la testa per niente!!!!! Lei dice
apertamente in classe che ha due papà affidatari e per i suoi
compagni ora è la normalità! La nostra porta è sempre aperta per
le sue amichette ed il rapporto con gli altri genitori è ottimo,
tanto che uno di noi è anche rappresentante di classe, eletto
all’unanimità dalle tutte le altre famiglie.
Non vogliamo
raccontare il nostro percorso nei particolari nè desideriamo
ricevere consensi: il messaggio che vogliamo far passare è che
volere è potere!
La Legge non ci consente di adottare, ma ci dà
comunque la possibilità di mettere del nostro, di dare amore, di
aiutare chi in un momento di difficoltà ha bisogno di noi! Tendiamo
la mano a questi bambini!
Oggi,
dopo un anno e mezzo, dopo notti insonni, crisi per la paura di non
essere all’altezza e pianti fatti in un angolo di casa (dopo aver
ascoltato storie del suo passato), se guardiamo indietro,
ri-accoglieremmo la nostra principessa altre 1000 volte.
Molte
persone ci dicono ‘ma chi ve lo fa fare?! Mica è vostra figlia!’:
noi generalmente a queste parole annuiamo, mettiamo una mano sul
cuore e rispondiamo che l’amore non è dato da un legame di sangue.
Perché una parte del nostro cuore ormai appartiene a lei e per noi
questo è il vero significato di famiglia!”.
Ciao sono Samantha mi sono commossa quando ho letto la vostra storia perché sto' vivendo con mia moglie Betta e nostro figlio affidatario Danilo un'esperienza simile alla vostra. Anche per noi l'arrivo di Danilo nella nostra vita è stata una delle cose più belle che ci siano accadute.
Grazie Samantha da parte dei protagonisti di questa lettera e, naturalmente, dalla sottoscritta. Bisogna divulgare il più possibile la cultura del accoglienza, etero e omo: Riesce a cambiare la vita di molti bambini:) se anche voi volete raccontare la vostra testimonianza vi prego di scrivermi a karin@affidiamoci.com grazie!