R. ci racconta del suo avvenuto “miracolo”: dopo quattro anni di attesa, speranze e delusioni, “un giorno di ottobre mio figlio è nato nel nostro cuore e nella nostra famiglia”. Un figlio “diversamente piccolo”, un “puffo blu” di 16 anni che al primo incontro, dalla felicità, ha spiccato un salto “da fare invidia anche agli atleti professionisti”.
“Ad un certo punto della vita ti apri con gioia all’adozione, ottieni l’idoneità per la nazionale e per l’internazionale. E dici sì anche all’affido.
Ma la gioia poi è compagna del dolore.
Nonostante importanti compagni di viaggio (M’aMa: Karin Falconi e Rossana Villari grazie sempre…) di dolori, noi coppia, ne abbiamo provati un bel po’. Dolori profondi, laceranti, di quelli che ti stordiscono e tu ti chiedi perché.
Perché avere opportunità cui poi sei costretto a dire di no, perché più grandi di te.
Dolori per cose nascoste e poi scoperte che di nuovo ti portano a dire di no, dolore per essere stati abbandonati in corso di affidamento, per essere considerati nulla o poco più.
E poi, dopo la certezza che nulla più accadrà, avviene un miracolo.
Dopo 4 anni, sul web, attraverso un’organizzazione di volontariato, leggi un appello che riguarda un ragazzo straniero, di 15 anni (ora 16), che desidera fortemente una famiglia.
Si parla di un carattere solare e di qualità che ti fanno pensare che ci sia una forzatura verso quelle parole, un po’ di “captatio benevolentiae”, ma va bene così. E convinci tuo marito che è la volta buona. Lui ti dice che sei matta, che basta così, che non vuole altri calci in faccia. Ma, dritta per la tua strada, dici: “Io intanto chiamo e chiedo informazioni”.
E così si apre un nuovo capitolo della nostra storia di genitori (quasi) affidatari.
Incontriamo in punta dei piedi la storia di questo ragazzo che è fuggito dal suo paese d’origine immaginandola in un altro paese e che arriva in modo fortuito qui e ci resta, pur non volendo.
Lo incontriamo in videochiamata attraverso i servizi sociali, timidissimo, e del suo volto riusciamo a vederne solo metà, perché si nasconde per vergogna.
Ci vediamo così per alcuni giorni ed iniziamo un colloquio fluido.
Poi accade un fatto importante (la chiave di volta). Ci viene permesso lo scambio dei numeri di telefono.
Questo ci fa sentire liberi di sentirci in modo diverso, più libero, dettato dalla voglia di farlo, di quotidianità, di familiarità reciproca.
Durante le feste ci incontriamo di persona.
Un momento che non dimenticheremo mai è il nostro arrivo alla stazione.
Dalla folla è arrivato un “puffo blu” (quello era il colore del giubbotto che indossava mio figlio) che ha spiccato un salto in alto da fare invidia agli atleti professionisti.
Lui, a casa, arriva ed è come se ci fosse sempre stato.
Poi riparte e ritorna. Stessa modalità, stesso entusiasmo, stesso stare insieme. Una relazione che si rafforza, giorno dopo giorno, momento dopo momento.
Poi riparte ed ora ci congiungono continui messaggi e videochiamate, in attesa della chiamata del tribunale, per l’affido definitivo. Lui lontano migliaia di chilometri ma vicino al cuore, costantemente.
Siamo positivi, anche se è dura, perché la documentazione è tutta ok ma ancora non vediamo la luce.
A chi vuole intraprendere la via dell’affido (ma anche dell’adozione) dico date opportunità ai ragazzi più grandi.
L’adolescenza non è una passeggiata di salute per i ragazzi (anche noi lo siamo stati, anche se in maniera non paragonabile) e i più grandi portano sofferenza in più dei piccoli a causa della loro permanenza temporale in situazioni pesanti e reiterate, ma possiedono infinite risorse che aspettano di essere scoperte, se accompagnati con fermezza e tanta forza e, soprattutto, infinito amore (oltre al sostegno di figure di supporto che sono preziose).
Per questo, un giorno di ottobre, mio figlio è nato nel nostro cuore e nella nostra famiglia; così sono diventata madre e mio marito padre, del nostro ragazzo diversamente piccolo.
Ci siamo dati una meravigliosa opportunità. Auguro a tutti di vivere altrettanto.
E grazie alle associazioni di esistere”
Una MammaMatta con il cuore in viaggio
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