Come
nasce l’idea di accogliere in affido? Davvero nasce dall’impossibilità di avere figli naturali? Davvero è solo una risposta
al bisogno di genitorialità mancata?
V. ci racconta come si è
avvicinata all’affido continuando a sceglierlo volta per volta.
“In
realtà credo di non aver mai raccontato a qualcuno come è maturato
in noi il pensiero di accogliere in affido, diventare genitori
affidatari.
Tutti
pensano che sia una tappa obbligata portata dall’infertilità e
dalla consapevolezza di non poter generare, una strada che lascia
alle spalle dolore e sofferenza.
In
realtà ci eravamo già lasciati alle spalle da anni questo
argomento.
Avevamo
raggiunto una bella serenità di coppia, sentivamo che non ci mancava
niente e coltivavamo i nostri interessi grati di avere tempo e
possibilità economiche per poterlo fare.
Un
giorno una mia amica mi racconta una storia che aveva del surreale,
sicuramente piena di inesattezze e di particolari poco chiari ma
questa storia, che era poi una richiesta urgente di aiuto, ha gettato
il seme del nostro percorso di rotta.
Mi
disse che un suo amico, il giorno dopo doveva andare in Tribunale e
dare al giudice un nome di una persona sua conoscente che avrebbe
potuto prendersi cura del suo piccolo bimbo e garantire per lui.
Se
non avesse avuto quel nome il bambino sarebbe andato in adozione.
Ovviamente,
ripeto, storia molto confusa e fantasiosa, le cose non stavano
proprio così, ma il pensiero che un bambino potesse venire strappato
alla sua famiglia mi mise addosso un carico di responsabilità enorme
e dissi alla mia amica di mettermi in contatto con questo giovane
padre e che avrebbe potuto fare i nostri nomi e contare su di noi.
Quello
che venne dopo, fu il nulla ovviamente. Approfondendo scoprì appunto
che non era questa la procedura corretta per “salvare” bambini, i
racconti di questo padre erano molto confusi e poco reali quindi dopo
aver parlato con la sua assistente sociale, presi le distanze da
questa persona.
Ancora
oggi mi chiedo cosa ne è stato di quel bambino, ma certamente,
qualcuno avrà pensato al suo bene e gli avrà dato la possibilità
di vivere un’infanzia più equilibrata.
Dopo
qualche giorno devo aver mandato una mail al comune della mia città
per chiedere informazioni per partecipare al corso informativo e
formativo sull’affido.
Tutto
quello che venne dopo…fu vita.
La
corsa a prendere un bambino da mettere in sicurezza, il suo sguardo
perso, il suo primo sorriso dopo una settimana, la difficoltà a
farlo bere perché non mi sfiorava l’idea che un neonato fosse
abituato a bere dal bicchiere e non dal biberon che rifiutava sempre.
Un bambino spento, cagionevole che in 15 giorni abbiamo visto
rifiorire e se metto oggi le foto a confronto di quando è arrivato e
del giorno in cui lo portai a tagliare i capelli, sembrano due bimbi
diversi.
Accudimento
e amore hanno trasformato i tratti somatici di questo bambino.
E
dopo di lui altri bimbi…alcuni accolti…alcuni no, perché la loro
situazione sanitaria era troppo pesante e avremmo rischiato di
trascurare il nostro primo bimbo che comunque richiedeva mille
attenzioni.
Quei
NO sono stati pronunciati a fatica, con angoscia, perché ogni
bambino non accolto ti resta dentro e ti segna anche se sai che
troveranno una famiglia speciale pronta ad amarlo.
Sono
passati ormai 5 anni, consiglierei l’affido a coppie toste,
equilibrate, con un alto senso della famiglia e dell’accoglienza,
che hanno avuto genitori che gli hanno regalato una bella infanzia,
perché credo sia fondamentale trasmettere quello che abbiamo
imparato da figli e che ci permette oggi di essere genitori speciali.
Perché essere genitori affidatari non è da tutti. Le difficoltà a
cui si va incontro sono tantissime, le delusioni anche. A volte ti
rendi conto di essere NESSUNO per il sistema, per il tribunale, per
gli assistenti sociali. A volte devi ingoiare e sorridere perché è
l’unico modo che hai per proteggere il bambino.
A
volte si è soli, a volte “non sei neanche mia madre”, a volte la
colpa è tua di tutto.
Ma
si va avanti, si giura di non accogliere più, regali i vestiti da
neonato, le cullette, i passeggini, ma poi vai al supermercato e
metti nel carrello i pannolini misura 2 e il latte crescita 1, perché
non si sa mai che dovessero chiamarti per un’urgenza! …E almeno
queste cose le hai. Tutto il resto si ricompra.
Questo
è per me l’affido”
Una
MammaMatta (affidataria)