Testimonianze, Storie di amore e di bambini in affido familiare: “Io, in affido a una coppia omosessuale”


 

Palermo,
2014
: uno dei primi casi di affido a una coppia omosessuale.


Riportiamo
parti dell’intervista
(cfr.27esimaora.corriere.it,
22 Settembre 2014)
rilasciata da Marco quando, appena maggiorenne, ha
raccontato il suo affido e la sua storia familiare.

Al
tempo erano passati appena 15 mesi da quando era entrato in famiglia
affidataria: “Se fossi rimasto a casa probabilmente non sarei mai
arrivato al diploma. Adesso lo so, ma è stato difficile”.

Il
suo è stato uno dei primissimi casi in Italia di affido a una coppia
omosessuale
: Massimo e Alessandro, palermitani come lui, non
hanno esitato ad aprirgli casa quando ormai Marco era “convinto che
non sarebbe più stato possibile”.

Marco
è entrato in comunità a 11 anni; i suoi fratelli, molto
più piccoli di lui, sono andati subito in affido, ma lui era
adolescente ed era più difficile trovare una famiglia
accogliente
: “In comunità me lo hanno detto senza mezzi
termini: Rassegnati, per te non ci sono speranze, nessuno ti prenderà
più”.

Marco,
negli anni, ha cambiato tre comunità
: “Ogni volta che arrivavo
in un posto nuovo facevo fatica a dormire. Mia mamma è stata in
comunità con me e i miei fratelli per un anno e mezzo poi ha trovato
casa e un lavoro e si è trasferita. Quando se ne è andata è stato
difficile ma ho capito che potevo contare solo su di me. Così ho
pensato: quando esco da qui devo lavorare, mi serve il diploma e così
mi sono messo a studiare”.

Un
giorno, a 16 anni compiuti, l’imprevedibile: a Marco gli viene
detto che c’era una coppia disponibile ad accoglierlo in affido.

Io ho capito subito che erano omosessuali e ho detto di no, però
poi ho pensato che avrei dovuto conoscerli e ho scoperto che gli omosessuali non sono come in tv: cosa fanno la notte è una cosa privata, di
giorno sono persone normali
”, aggiunge con un sorriso.

Inizia
così la fase di conoscenza tra la coppia e il ragazzo: “Il primo
giorno Massimo e Alessandro mi hanno fatto vedere la casa e la mia
camera, poi mi sono addormentato sul divano”, racconta Marco
ridendo.

Quando
Marco si è trasferito da loro anche sua mamma (che nel frattempo
il ragazzo ha continuato a vedere)
ne è stata felice: “La
scelta l’ha presa anche mia mamma, li ha conosciuti e ha detto: mi
piacciono, sono d’accordo. A
nessuno importa che siano due maschi. L’importante è che siano
persone per bene”.

Così
è iniziata la convivenza con tutte le difficoltà tipiche di una
famiglia: “Io voglio le cose stirate, mentre loro non stirano –
dice Marco – allora ci penso io, tanto mi piace”.

Anche
Massimo e Alessandro hanno dovuto fare qualche cambiamento di
abitudine: “E’ stata una invasione: non eravamo abituati ad avere
un adolescente in casa, il rumore sano della quotidianità”.

Allo
scadere dei due anni di affido Marco ha scelto di restare ancora da
Massimo e Alessandro, anche se maggiorenne: “Questa per me è
una forma di famiglia, loro rimarranno sempre un punto di
riferimento
”, tanto che la coppia aggiunge sorridente che già
gli ha chiesto: “ma quando mi sposo mi fate da testimoni?”.

Marco,
negli anni, ha continuato a vedere sua mamma e suo papà pur
continuando a vivere da Massimo e Alessandro che hanno sempre
avuto ben chiaro la differenza tra affido e adozione, rispettando i
legami di appartenenza
: “Spesso ci hanno chiesto come ci si
sente ad essere papà, ma noi non siamo i suoi padri, siamo persone
che hanno fatto un percorso di affido, ben diverso dall’adozione.
Il padre e la madre Marco li ha, li vede almeno una volta a
settimana, come i fratelli. Gli diciamo sempre che quello che ha
fatto sua mamma lo ha fatto per garantirgli qualcosa di meglio.
Noi
cred
iamo ci sia riuscita”.

K.F.

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