La domanda che la mia vicina ha fatto a mia figlia di 17 anni.
Proprio così: succede che vivi nello stesso palazzo da cinque anni, condividendo lo stesso portone e lo stesso ascensore che si blocca puntualmente al terzo piano e un bel giorno, la vicina di pianerottolo, con la stessa leggerezza con cui domanderebbe se piove, chiede a tua figlia:
Di che razza sei?
Questo il racconto a dir poco surreale che ho fatto venerdì 10 ottobre, durante la presentazione in Campidoglio del libro di Gianna Costantini 9.300 km di cordone ombelicale quando mi è stata posta la classica domanda: Perché le adozioni in Italia calano? È colpa della burocrazia? Dei tempi lunghi? Dei costi?
Magari fossero solo quelli, forse sarebbe più facile intervenire.
Di costi poi, per quanto riguarda l’adozione nazionale, non ne possiamo proprio parlare dato che è…a km zero!
La realtà è molto più scomoda: è la nostra incapacità di Accogliere.
- No all’Accoglienza dei bambini, a meno che non siano piccoli e sani. E se si trattase di adolescenti? Nooo, troppo complicati. I gruppi di fratelli? Nooo, troppo impegnativi. E i bimbi con problemi sanitari? Nooo, quella diventa una missione di vita!
- No all’Accoglienza delle Famiglie: perché, si dà il caso, che molte di quelle che avrebbero voglia e possibilità di mettersi in gioco -coppie gay e single- non possono farlo, perchè da noi l’adozione legittimante gli è preclusa.
Risultato? I bambini restano dove sono.
E quindi sì, possiamo discutere di iter burocratici farraginosi, di tribunali sovraccarichi, di database mai realizzati…ma il vero problema è che siamo imbevuti di una cultura di Non Accoglienza. Perché finché una ragazzina di 17 anni deve sentirsi chiedere di che razza è, il problema non può essere (solo) la burocrazia, ma il nostro modo di guardare famiglie e bambini.
Grazie a Gianna Costantini, che affronta questa tematica con coraggio e coerenza, sia nella sua vita privata sia nel suo impegno politico.