L’obiettivo rimane quello di bloccare Marco, farlo re-stare, ma nel posto giusto, non in uno che lo allontani dal nostro mondo.
Sono passati 20 giorni dall’ultimo aggiornamento su Marco, siete in tanti a chiedere di lui e a continuare a mandargli messaggi di incoraggiamento.
È difficile mettere in parole una situazione così complessa, in cui ogni giorno sembra uguale al precedente e ogni passo avanti viene seguito da due indietro.
Marco è sempre nel suo percorso di ricerca di fuga e libertà; il suo senso di fuga va oltre un semplice desiderio di allontanarsi fisicamente da una situazione specifica, non è una fuga verso qualcosa di preciso, piuttosto è un movimento istintivo per allontanarsi da tutto ciò che richiede impegno, tempo, lavoro (che Marco confonde con perdita di libertà personale).
Così, ogni tentativo di sostegno esterno, è percepito da Marco come un tentativo di imprigionarlo, più che un aiuto.
Al momento non abbiamo molto altro da aggiungere. Anche la raccolta fondi è in stand-by: non ci sono state nuove spese e tutto è fermo. Vorrei potervi dare notizie migliori, ma la realtà è che siamo ancora in attesa di quel punto di svolta, di un momento in cui le cose possano finalmente cambiare.
Un obiettivo raggiunto c’è ed è il ritorno dei servizi sociali insieme con un pezzettino della famiglia con cui da tempo Marco aveva rotto i legami. E non è poco, è un grande risultato. Se Marco riuscisse a beneficiarne autenticamente, probabilmente potrebbe vivere un ritorno di stabilità nel quotidiano.
Io, in tutto questo, faccio enorme fatica, facendo i conti con un profondo senso di impotenza.
Ultimamente mi sono chiesta più di una volta se le strutture precedenti, rigidamente terapeutiche, avessero proposto la soluzione migliore per Marco: bloccarlo in un luogo, qualsiasi, al di là dei suoi desideri e possibili realizzazioni future. Bloccarlo e stop, per metterlo in tutela dall’intero mondo circostante che oggi lui non è capace di esplorare senza farsi del male.
Resto però convinta che a 20 anni, bloccarlo non basta. È fondamentale che questo avvenga nel posto giusto. Bloccare Marco significa fermare il suo impulso di fuga e metterlo al riparo dai pericoli, ma anche offrirgli un ambiente in cui possa sentirsi accolto e protetto. Non si tratta solo di impedire che scappi fisicamente, ma di trovare un luogo che lo rispetti come persona, che comprenda le sue esigenze e che gli permetta di trovare una forma di stabilità. Un luogo non solo terapeutico dal punto di vista farmacologico.
Rimane sempre quindi vivo l’obiettivo di noi mammmematte: garantire la sicurezza di Marco in un ambiente che gli dia l’opportunità di riscoprire un posto nel mondo, nel mondo di tutti noi. Perchè è un suo diritto, ed è un nostro dovere aiutare a trovarlo.
Grazie per il vostro sostegno e comprensione, anche se è difficile per tutti noi.
(Karin)
IMPORTANTISSIMO: volevo ricordarvi che potete (dovete!) continuare a mandare messaggi whatsapp al nostro Marco girandoli a me, Karin Falconi (3398322065) o a Emilia Russo (3317910854). Ad alcuni di voi Marco ha già risposto: non potete nemmeno immaginare quanta forza gli dia riceverli e sentirsi parte della famiglia delle MammeMatte.
GRAZIEEE ANCORA A TUTT*
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