Da quando sono diventata mammaaffidataria (sì, tutto attaccato, come un tatuaggio indelebile) di due adolescenti, c’è una domanda che mi sento fare di continuo, come se non ci fosse un domani: Ma… ti chiama mamma?
Ogni volta mi viene da ridere (per non piangere), perché sembra che alle persone bastino due sillabe per conferire il bollino blu di famiglia vera. Se mi chiamano mamma, sono promossa; se non lo fanno, qualcosa non va. Poco importa che si tratti di affido, adozione, e soprattutto… di adolescenti (!).
Noi adulti ci attacchiamo alle etichette: mamma diventa un trofeo, e se non arriva, via di frustrazione e sedute dallo psicologo. Quello che non vediamo è che, dietro quelle paroline, i ragazzi custodiscono un mondo intero: affetti, ferite, lealtà, confusione, strategie di sopravvivenza.
Così c’è il ragazzino che difende il suo mamma come un cimelio da riservare solo alla sua mamma biologica (anche se non la vede più); oppure quello che ti chiama per nome, o con un ohi lanciato dal corridoio. E sapete cosa? Va bene. Anzi, va benissimo per loro. È a noi che scatta l’orticaria quando la vicina sussurra: però ancora mica ti chiama mamma. E mentre ci dimeniamo in mille pensieri contraddittori, ci perdiamo il meglio: la merenda buttata lì al volo, le confidenze biascicate, le urla e poi gli abbracci soffocanti.
Perché nell’affido degli adolescenti i legami non si misurano a colpi di mamma, ma a colpi di presenza. Di esserci. Sempre.
Ecco perché mi piace tanto il titolo scelto dal mio editore Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma.
Perchè, cavolo!, ci sono tanti modi di declinare la parola mamma:
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LagnaContinua, la figlia biologica, usa mamma ogni due per tre per riappropriarsi del suo territorio;
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Nevrotic, 16 anni, in affido, alza l’asticella passando direttamente al cognome, come per dire al mondo: io una mamma ce l’ho già.
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Babbioncina, la sorellina di Nevro, non vedeva l’ora di dire mamma, non l’aveva mai detto e ora lo appiccicava in ogni dove.
Tre versioni, tre modi diversi. Nessuno giusto, nessuno sbagliato.
E allora, la prossima volta che mi chiederanno Ma ti chiama mamma? Io risponderò: Dipende, a volte per nome, a volte per cognome…ma quando perde le chiavi o è incavolatissima, Mamma o no, la prima a cui si rivolge sono sempre io!
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