M’aMa nel corso della sua esperienza nell’ambito di affido di minori con bisogni speciali, ha sempre denunciato, anche e soprattutto in sedi istituzionali, le criticità del sistema incontrate.
Qui di seguito riporto solo le principali, invitando voi tutti (affidatari o aspiranti tali) a segnalarne altre se necessario:
– Mancanza di una diagnosi certa sul minore, di terapie e di esami approfonditi durante il periodo che il minore trascorre in comunità. Spesso, all’inizio del percorso, il genitore affidatario “accoglie il caso” senza avere notizie sulla storia sanitaria del minore.
– Mancanza di una formazione adeguata al progetto di affido per il minore, gli operatori, la famiglia accogliente. Prima ancora della famiglia che lo accoglierà e dei servizi che individueranno l’abbinamento adeguato, è fondamentale che il minore stesso sia consapevole e pronto ad abbracciare il progetto di affido. Il minore, protagonista principale del progetto, deve essere accompagnato e preparato con cura prima di avvicinarsi alla famiglia prescelta. Questa è una condizione imprescindibile, in particolare per gli affidi di minori più grandi, adolescenti e preadolescenti. Naturalmente poi strategico è anche il ruolo degli operatori nella formazione delle famiglie e nel loro accompagnamento durante l’esperienza di affido.
– Mancanza di uniformità e cura nella stesura dei decreti per i minori con bisogni speciali. a) necessità del trasferimento di residenza del minore affidato (per permettere l’accesso alle strutture sanitarie convenzionate); b) specifica sulle detrazioni fiscali e sugli assegni familiari da erogare agli affidatari; c) esplicitare il ruolo del tutore; d) il decreto va illustrato alla coppia o al single affidatario.
– Il ruolo del tutore è fondamentale e come tale deve essere svolto. Il tutore è una figura centrale di riferimento ma troppe volte è denunciata dalla famiglia la sua assenza o poca attenzione alle necessità del minore.
Il rischio del protrarsi di queste mancanze determina il fallimento delle accoglienze.