Dedicato a chi chiede se sia opportuno che una coppia omogenitoriale porti al Pride il suo bambino
Perché é una esperienza gioiosa ma anche…necessaria.
Credo che una famiglia (affidataria) omogenitoriale che porti il proprio bambino al Pride non faccia un gesto politico, bensí educativo.
Gli mostra che l’amore può avere tante forme e che nessuna merita di essere nascosta. Gli insegna che la dignità non si chiede, si afferma. Che esistono luoghi in cui si celebra il coraggio di essere se stessi, anche quando il mondo fuori dice il contrario.
Portarlo al Pride significa anche spiegargli che la sua famiglia non è diversa, ma semplicemente sua. Che ci sono altre famiglie della stessa forma, e altre che invece hanno due mamme, due papà, un papà solo, una mamma sola, una mamma e un papà. E che tutte meritano rispetto, tutela e spazio.
E poi -diciamolo- al Pride si va anche perché è una festa: di libertà, di colori, di corpi che danzano e non si nascondono. E i bambini, nel caos gioioso del Pride, respirano un mondo dove essere accolti non è l’eccezione ma la regola.
Quindi sì, può essere considerato addirittura un atto educativo portare il proprio bimbo al Pride. È un atto di verità, d’amore, di memoria e di futuro.
Karin Falconi


Buongiorno scusi io come zia ed un gruppo di dieci mamme a cui hanno rubato figli e dignità possiamo rivolgerci al parlamento?possibilmente si può andare alla camera e parlarne di questi seri problemi?avrei il piacere di avere ilin deputato a cui rivolgermi essendo un argomento serio