“All’età di 8 anni vengo data in affido (che brutta parola data) ad una famiglia, da un minuto all’altro, nello stesso giorno ricevo la notizia e la sera dormo a casa di due perfetti estranei. Effettivamente perché non aggiungere un trauma ad un’infanzia già vissuta in modo traumatico? Non voglio però soffermarmi su questo punto, perché sarebbe una polemica sterile e non voglio fare questo. Voglio invece raccontarvi come mi sono sentita negli anni a seguire, mentre vivevo in famiglia affidataria e avevo i miei genitori biologici in vita: mia madre con problemi di tossicodipendenza ancora in atto e mio padre, che sebbene ne fosse uscito, che conduceva una vita instabile. Sebbene io a quell’età percepissi, nella mia famiglia di origine, di non avere una vita facile, rimaneva comunque la mia normalità, ed essere sradicata in modo così violento, senza spiegazioni ne accompagnamento, è stato per me come minare le mie poche certezze. Ora, nel raccontarvelo, provo a rivivere quel periodo…
All’inizio sembrava che l’affido dovesse durare solo pochi mesi e invece, anno dopo anno, si decide di prolungare, ovviamente navigando a vista (il cosiddetto affido sine die).
Mi sento come se tutti mi volessero amare, senza tenere in considerazione i miei bisogni e le mia paure. Per parecchi anni mi sento più come un regalo da contendersi, un regalo appoggiato in un posto poco sicuro, in bilico, che può rompersi da un momento all’altro. Ci sono dissidi e gelosie tra i miei genitori biologici e quelli affidatari e devo pre-occuparmene io.
È come vivere con 4 genitori divorziati. È difficile sentirsi amati se manca un senso di sicurezza primordiale che ti faccia sentire protetta. Invece no, sono una bimba travestita da adulta, con atteggiamenti di una tosta, continuo a cavarmela da me perché non capisco chi possa essere il mio punto di riferimento. Arrangiarmi è l’unica opzione che ho a disposizione. Ogni volta che c’è un problema, un litigio, me ne vado di casa, faccio un piccolo giro nel circondario perché ho paura ad allontanarmi e perdere quel po’ che ho. Mi sento aggrappata a poche certezze. Mi rendo conto che non posso esprimere nulla di ciò che provo, mi sento maledettamente sola: se chiamo mio papà temo che farà un gran casino, se chiamo l’assistente sociale, chissà cosa si inventa stavolta, se lo dico ai miei genitori affidatari, mi terranno il muso per un mese, sarò io la solita ingrata che provoca problemi. Mi sento come se dovessi essere riconoscente e in contemporanea mi sento in colpa perché non ci riesco.
Questa sensazione mi accompagna fino a pochi anni fa quando, all’età di 37 anni, il mondo mi crolla addosso: i miei genitori biologici sono morti entrambi e i miei genitori affidatari mi propongono di fare un’adozione da maggiorenne, per tutelare il nostro futuro, l’eredità e portare avanti le volontà di tutti.
Per dare una forma alla nostra famiglia che, per quanto allargata, strana e difficile, è diventata la mia famiglia.
Sono arrabbiata perché devo lasciar andare una parte di me…come se vivessi un altro lutto, una crisi identitaria: che fine faranno le mie origini? L’amore che ho ricevuto e dato a mio padre? E il patto di lealtà che ho implicitamente stipulato promettendogli che sarebbe stato l’unico papà della mia vita?
Insomma i pezzi da rimettere insieme sono tanti, e dopo un anno tremendo, seguita anche da una psichiatra, oltre che dalla mia fidata psicoterapeuta, trovo la quadra. Trovare una nuova forma non significa rinnegare, sento che tutelarmi è giusto, mi voglio bene e lo faccio nonostante si riaprano tante ferite del passato.
Lo ammetto, vorrei un risarcimento danni, non so nemmeno con chi ce l’ho ma sento una specie di debito e il mio capro espiatorio restano i servizi sociali, così poco delicati, presenti, attenti. Lo vedo che la direzione che han scelto per me è stata un’opportunità, ma il prezzo emotivo è stato davvero elevato e se fossi stata diversa da come sono non so se ce l’avrei fatta!”
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30 thoughts on “ALL’ETA’ DI 8 ANNI VENGO “DATA” IN AFFIDO AD UNA COPPIA DI PERFETTI ESTRANEI”
Grazie di cuore per il tuo racconto e spero vivamente che tutte le famiglie affidatarie Leggano e si rendano conto dei dolori che si causano con invidia e gelosia ,quando il nostro ruolo è da sempre tenere vive le origini non essere giudicanti né in competizione. Troppe famiglie si buttano nell’affido per bypassare la burocrazia dell’adozione e poter colmare il vuoto che hanno con i figli di genitori in difficoltà.
Ti abbraccio forte e ti chiedo scusa io da parte di coloro che avrebbero dovuto proteggerti ed amarti incondizionatamente.
Io penso che le sole vittime sono questi bambini usati come pacchettini da piazzare da qualche parte.
Non vengono aiutati, non hanno diritto ad alcuna spiegazione, semplicemente in balia di norme e di adulti incapaci di capire le loro sofferenze e le loro priorità.
In alcuni casi, non c’è logica, non c’è un ragionamento che possa reggere per spiegare alcune situazioni veramente “orribili”.
Pacchettini, semplicemente.
Grazie per la tua testimonianza che mostra chiaramente come la CECITÀ ED EGOISMO degli adulti ( IN PRIMIS i servizi sociali per i quali bisogna aggiungere la parola “incompetenti”) possano ferire indelebilmente l’animo delicato di una creatura. Sono una mamma affidataria ( diventata tale nell’arco di tre giorni da quando mi è stato annunciato dai servizi a quando mi hanno “scaricato” il fagottino sul divano di casa). So che significa questo per i genitori affidataria e anche, sopratt6, cosa ha significato per mia figlia. E non dimentichiamo la lentezza del tribunale dei minori che impartisce ordini ai servizi “a braccio” navigando a vista, da un giorno all’altro. Affido il mio iniziato per due mesi e protratto sine die…
Da quattordici anni j. Vive con noi. Siamo stati fortunati i suoi non hanno mai interferito, j. Mai ha voluto riallacciare la relazione, per sua scelta. Sì sono fatti vivi, dopo aver saputo che ha un lavoro stabile e dunque potrebbe essere per loro una risorsa . Anche noi viviamo la difficoltà di una relazione che dal punto di vista legale non esiste: rispetto a noi non è neppure un inquilino perché non paga l’ affitto. Come faremo a lasciargli la casa?
Solo in casi di urgenza ed emergenza si interviene con un passaggio repentino del bambino dalla propria famiglia alla famiglia affidataria. Ancora oggi, nonostante una legislazione nazionale e regionale efficaci, l’istituto dell’ affido è presente a macchia di Leopardo nelle singole regioni. I servizi sono pochi e, spesso, non può essere assicurato un accompagnamento assiduo e adeguato come avrebbe dovuto essere per la storia appena letta.
Fortunatamente non tutte le famiglie affidatarie sono in conflitto con le famiglie di origine dei ragazzi che gli vengono affidati… Ti auguriamo una vita luminosa, e tante persone che colmino i tuoi vuoti di affetto e sicurezza!
Non è sempre cosi.
Spiace leggere storie del genere, ma personalmente NON VORREI che passi il messaggio che sempre (o molto spesso), la situazione procedurale sia questa.
Sono genitore affidatario di un bimbo che ha vissuto la tua storia, forse in una condizione di trascuratezza assai peggiore. Il passaggio è avvenuto con gradualità nell’ arco di mesi e mesi.
Aggiungo inoltre che l’istituto dell’affido esiste proprio per offrire una “normalità” diversa, sana (o più sana).
Fa male, debbo dire, leggere storie come questa. Sia per il dolore della giovane, ma -onestamente- più perché denigra e distrugge chi fa un lavoro paziente, coscienzioso e rispettoso sia del minore che della famiglia di origine (nonostante tutto).
E una menzione particolare va fatta anche a psicologi e assistenti sociali che con professionalità e disponibilità architettino il tutto con tanta cura.
Il mio pensiero è prima di portare via i figli dai genitori devono aiutare i genitori e contemporaneamente i figli e troppo facile x gli assistenti sociali forse dovrebbero provare anche loro il trauma che provocano ai bambini
La nostra storia di affido è stata molto diversa, e nella tua ho trovato tutto quello che avrebbe potuto essere e (per fortuna) non è stato. No, non per fortuna, ma “grazie a”.
Grazie ai servizi sociali, attenti e capaci di mediare un rapporto così difficile come quello tra famiglia affidataria e famiglia d’origine (nel nostro caso solo la mamma). Grazie alla mamma bio della nostra piccola, che ha saputo, anche lei, “affidarsi” a noi e a quella che le è parsa subito come la possibilità di salvare la sua bambina da un futuro difficile e precario come il suo presente. E forse anche grazie al fatto che la nostra figlia affidataria è arrivata dopo due figli bio, quindi non per colmare un vuoto di genitorialità, ma con la nostra piena consapevolezza di quello che stavamo iniziando. Poi.. poi è andata che lei, la mamma bio, ormai quasi 16 anni fa, ci ha lasciato, e il nostro affidamento è diventato, grazie ai servizi sociali, alla neuropsichiatria e a un giudice attento, un’adozione speciale, nella quale la nostra figliola non ha perso il cognome di nascita ma l’ha conservato insieme al suo… Oggi la “piccola” ha 25 anni, è laureata, lavora, ha seguito un percorso con una psicoterapeuta che l’ha aiutata a sciogliere i nodi più duri della sua storia, è una donna serena. Questo per dire che non sempre, non tutte, le storie di affidamento sono così difficili, dolorose, e spesso fallimentari. Ci sono foreste che crescono, in silenzio, attorno ad alberi che rumorosamente cadono. Un abbraccio
È quello che vorrei fare capire agli assistenti sociali,anche se lo sanno benissimo,ma ovviamente guardano il loro,di interesse…parlo da nonna a cui hanno tolto 4 nipotine,mi hanno tolto tutto anche a me,per come le vedo ,a casa mia una volta al mese 2 ore soltanto.le vorrei io incondizionatamente,ma nn me lo permettono, xchè abbiamo già la maggiore di loro 5 a carico nostro e in tutela.le famiglie nn le aiutano gli estranei si … è una legge burocratica di M…A.
Siamo genitori affidatari da ben 10 anni.
Abbiano sempre “costretto” nostra figlia a regolari visite con la madre, le abiamo sempre detto che sarebbe rimasta da noi fino a quando non le sarebbe stato possibile tornare a vivere con la madre ed i fratelli. Fratelli che, nel frattempo, avevano chiesto di essere affidati a due famiglie diverse. Fratelli che nel frattempo sono diventati maggiorenni e sono stati adottati. Fratelli che hanno chiuso i rapporti con la famiglia di origine, ma non tra loro. La ragazza adesso ha 16 anni. Già da 6 ha chiarito che non avrebbe voluto tornare a vivere con la mamma. Per lei è importante il rapporto con i fratelli, ma verso la madre naturale sente solo un senso di colpa, cioè quello di averle preferito dei perfetti estranei. Vorrei sottolineare che ad oggi non ci sarebbero state comunque le condizioni per un rientro in famiglia.
Ad ogni modo la minore vorrebbe essere adottata. Già da un paio di anni ha espresso questo desiderio, ma una questione di inerzia burocratica ha bloccato le pratiche in seno al tribunale dei minori.
La mia compagna ed io abbiano sempre ritenuto l affido una condizione transitoria, perché questo è previsto. Ciò non toglie che non sarà mai nostra intenzione interrompere l’affido. Che se ci pensate bene, TECNICAMENTE potrebbe essere diventato ingombrante anche per noi: ti rendi disponibile ad occuparti per alcuni mesi di un minore in difficoltà e passano 10 anni!
Cosa succede in 10 anni? Secondo me, inevitabilmente, che quel minore diventa tuo figlio, tu diventi il suo papà. La tua compagna diventa sua mamma. La casa diventa la nostra casa. Noi una famiglia che non vuole essere separata, vuola essere legittimata e vuole anche sistemare questioni terrene come l asse ereditario. Forse siamo stati fortunati. Forse dopo pochi anni abbiamo trovato l alchimia. Forse sei stata tu meno fortunata, a non aver mai sentito il bisogna di essere accompagnata al “funerale” della tua famiglia di origine.
Ad ogni modo oggi per me sarà una giornata difficile. Dovrò ricordare a mia figlia che sono 3 mesi che rifiuta ogni contatto con la mamma naturale. Dovrò ricordarle che la cosa non mi sta bene. Che gli accordi non erano questi. Che non è colpa della madre se non è in grado di occuparsi di lei. Dovrò minacciarla di punizioni, dovrò litigare come tutte le volte che entriamo nell argomento. Mi terrà il broncio fino a sabato, quando tornerà a casa dopo l incontro e, come al solito, dirà: tanto io resto a casa qui con voi. E dormirà nel lettone tutto il weekend, come fa sempre dopo gli incontri.
L’affido è un istituto che mette in gioco molto più di quello che si pensa. Ma se hai la fortuna di essere scelto con convinzione, crea legami più solidi della genitorialità.
My 2 cebts
Bellissima testimonianza di una famiglia affidataria dove gli affidatari hanno ricoperto il ruolo che qualsiasi affidatario dovrebbe ricoprire: non quello di sostituirsi al genitore biologico, ma quello di accompagnare il ragazzo a riconciliarsi (o almeno provare) con la propria storia. Solo così, per mi esperienza è possibile creare quella autentica ALLEANZA tra affidatari e minore. Il vostro messaggio è importantissimo: vi chiedo se posso pubblicarlo sul sito in un altro spazio. Fatemi sapere e, comunque, grazie!
Questa ricostruzione corretta e dolente da parte della protagonista è un biglietto da visita.
Parla di un carattere forte animato da un gran senso di giustizia senza vere condanne e di un’ anima temprata e tenera che vuole dare un posto a tutti ma rivendica anche il suo posto, comunica la sua grande, inevitabile difficoltà nel trovare un equilibrio nel labirinto della vita. La tua più grande forza sei tu come sottolinei ma ricorda nei momenti bui che sei stata anche molto amata. Un amore che meriti tutto.
A mio fratello e sua moglie,
per problemi giovanili sono stati portati via entrambi i figli, uno di otto anni, e uno di sei, e collocati in casa famiglia ,gestita da religiose
Il tempo passa,tra iniziali visite con il contagocce, e bambini disperati che volevano solo tornare a casa da mamma papà e nonna. Il tempo passa e mamma e papà diventano due ottime persone,e due ottimi genitori,responsabili ,affidabili, nasce un altro bimbo che viene accudito non dirò meravigliosamente,ma semplicemente come fanno i genitori normali,in una famiglia normale.
Il primo figlio ha 17 anni e dopo 9 anni di casa famiglia torna finalmente a casa a febbraio scorso, da mamma e papà e fratellino,nonna non c’è più, non ha avuto la gioia di vedere questo ritorno.
E il secondo figlio che ormai ha 13 anni?
Si decide di mandarlo in una famiglia affidataria. Perché? Perché la legge,gli assistenti sociali,e chi decide,hanno giudicato questi genitori biologici, maturi e affidabili per avere un nuovo figlio,per avere a casa il primo figlio ma non il secondo,che dopo aver passato anni in casa famiglia,vede il fratello maggiore che ha condiviso con lui questo destino,tornare a casa,mentre lui,viene sradicato anche da quella che tutto sommato è diventata ” casa” per dover andare a vivere con degli estranei? E che come in questo racconto di vita,sono un po’ gelosi dei veri e unici genitori? Questo figlio torna nei weekend,e un weekend si e uno no ,gli viene concesso il grande privilegio di restare a dormire in famiglia.
Il Natale scorso per la prima volta da anni hanno passato tutti insieme dalla vigilia a capodanno .
Ma poi, è costretto a lasciare mamma, papà e fratellino,e tornare dalla famiglia affidataria.
In questo caso,dove i genitori ormai sono lontani anni luce, da quei due ragazzi che hanno sbagliato, perché quel figlio, dovrà subire ancora questo allontanamento forzato? Perché dovrà essere costretto a vivere con degli estranei che hanno pieno potere decisionale su di lui,e più dei suoi genitori? Persino la disposizione delle camere da letto della casa,è stata modificata,perche l’ assistente sociale, trovava piccola la camera dove i ragazzi avrebbero dormito …Ma da quando i figli per essere felici, accuditi bene e amati, devono necessariamente avere una cameretta grandissima? Quanti di noi sono cresciuti bene,e felici anche in case piccoline e con tanti fratelli ? La fortuna di tutti è che in questa storia tutti, sono sempre stati bravi, tranquilli, remissivi, o semplicemente rassegnati a questa situazione.
Se la legge, seguirà questa linea ,il ritorno a casa del secondo figlio sarà tra quattro anni….. perché? A cosa servirà ? Il tempo passa… passeranno anche questi quattro anni….
I bambini sono veramente le creature più vittime del mondo… sempre e comunque pagano sulla loro pelle gli errori degli adulti
Quanto la capisco, lo sto vivendo sulla mia pelle, stessa identica cosa ma la cosa ancora più brutta è quando ti mettono contro i figli, quello che sta succedendo con me
L’affido, lo dico da operatore del diritto, è l’estremo rimedio per salvare bambini da situazioni terribili. Se vogliamo dirlo con una cruda espressione l’affido è il male minore. Fermo che giudici, avvocati , assistenti sociali, psicologi e affidatari devono operare al meglio e con coscienza cercando di perseguire come fine ultimo , ove possibile, il ricongiungimento con i genitori naturali.
Perfettamente concorde e aggiungerei anche che l’affido dovrebbe tornare ad avere una funzione preventiva: finalizzato al sostegno della famiglia biologica perchè possa recuperare le capacità genitoriali. Non dovrebbe avere una funzione tardo riparativa come invece ha oggi. E dovrebbe avere un durata limitata nel tempo (massimo 2 anni, come per Legge) non illimitata, altrimenti non si può più parlare di “affido”.
Gli assistenti sociali x la mia esperienza sono persone umane che commettono tanti errori. Sono persone poco trasparenti oserei dire subdole…
L’ empatia, la sensibilità, il mettersi nella pelle di chi cerca una famiglia, non si ottengono con nessuno diploma o laurea che sia. Il male che viene fatto, forse, senza volerlo, si aggiunge al male dell’ anima che già c’è e che accompagnerà e influenzerà tutta la vita. Ho detto ” forse” perché non sono rari i casi di ” incapacità gestionale” , o di tempo malauguratamente perso per incompatibilità fra i soggetti ed anche i casi di bimbi o ragazzi che rimarranno perennemente segnati dal ” dover” piacere a qualcuno per non ritrovarsi nuovamente soli. Non è facile l’ affido e nemmeno l’ adozione anche perché non si può adottare un figlio per colmare un vuoto. Questa è la garanzia di sicuro fallimento. Sono un’ insegnante e ho avuto esperienza di queste cose, e devo dire che la stessa cosa succede agli insegnanti. Non è un diploma o una laurea a dare la ” patente” del buon insegnante…bisogna avere un’ anima colma di amore, che è considerazione e rispetto…solo questo sentimento può portare a rapporti di fiducia, di abbandono, di serenità, di comprensione, di speranza, di protezione. Anche con i figli naturali è lo stesso: non si va da nessuna parte se il sentimento che unisce sta al di fuori della parola” amore” che non è possedere, prevaricare, non comprendere, fare un passo indietro o troppo in avanti, stravedere, correggere duramente,regalare il superfluo o essere avari di tempo e di attenzione, non saper dire di no o saper solo dire di sì. È un equilibrio che nessuno t’ insegna, ma che hai o non hai. Vedi, comprendi e agisci, o vedi, non comprendi e agisci male. È chiaro che il problema è grande, ma non ergersi in cattedra fa solo del bene…specialmente a chi è depauperato di ciò che tutti dovrebbero avere.
È bello essere una persona in grado di prendersi cura di un minore in un momento di crisi dei suoi genitori ma lo stato purtroppo è assente in queste situazioni familiari.
È comunque molto arduo valutare una vicenda che si legge dall’esterno…. Probabilmente, più che valutare o giudicare, ancor peggio, sarebbe il caso di riflettere sul modo, sui tempi da osservare nel prevedere un affido. È ovvio che una decisione così dura viene presa, o dovrebbe, per il bene del bambino. Probabilmente sarebbe meglio realizzare gli affidi in modo graduale, accompagnando i minori e gli affiatati con un valido supporto psicologico. È qui il problema, gli assistenti sociali, gli psicologi dei Comuni sono pochi negli organici, a dover gestire situazioni complesse e troppo numerose. E, in ogni caso, l’errore è dietro l’angolo, perché si lavora con le anime, che non sono cartoni da imballaggio da accatastare, o pacchi da spostare qui e là. Mi auguro che testimonianze come questa siano di spunto per una seria riflessione sulle riforme normative da condurre, fermo restando che il dolore resterà sempre, in chi ha subito una lacerazione emotiva così forte
Giusi in effetti sperimentiamo sempre di più la necessità di preparare i bambini/ragazzi al passaggio dalla comunità alla famiglia e, prima ancora, l’impellenza della formazione degli operatori a questo
Mi ha lasciato parecchio esterrefatta, io avrei pensato che una famiglia affidataria fosse vista come un faro nella notte, invece come un peso. Come al solito dipende dai punti di vista. Tutto sommato ho capito che quando avevo i figli piccoli avrei voluto un affido e avevo già preso qualche contatto, forse ho fatto bene, non avrei reso felice nessuno e avrei avuto una delusione.
Non sono mai stata coinvolta in un affido ma purtroppo per me, ho avuto a che fare con assistenti sociali, sia quelli comunali che quelli della ASL, in quanto ragazza madre perché lasciata durante la gravidanza, che nonostante il mio buon stipendio e la mia bella casa, con una signora famiglia alle spalle, mio padre funzionario della banca d’italia, hanno distrutto gli anni migliori della vita di mio figlio, dai due ai sei anni, con minacce a me e lui di portarlo via da me solo perché il padre del bambino era una persona in vista nella mia città.
Mio figlio si porta ancora dietro le ferite subite da questa gente.
La paura dell’abbandono lo perseguita.
Ma è stato fortunato, mi viene da piangere al solo pensiero di questi bambini allontanati dalle famiglie.
È vergognoso e penoso.
Mi v
Grazie Anna per la testimonianza che immagino ti abbia rievocato ricordi dolorosi..
Io parlo da madre di una figlia affidata.gli affidatari me l hanno strappata in modo violento e nn mi permettono di vederla forti economicamente e con un avvocato del vaticano con cui io nn posso competere.loro volevano una figlia a tutti i costi.qst nn e ‘ amore e’ egoismo.nn si comprano i figli .
Io e mio marito abbiamo iniziato il cammino utopistico dell’ adozione e dopo anni di attesa il tribunale stesso ci ha convocati x un affido di un ragazzo di 16 anni Ke aveva vissuto 9 anni in comunità Senza mai essere stato in affido, nonostante fosse un’esperienza a cui nessuno ci aveva preparato abbiamo accettato e dopo 6 mesi di affido siamo anke riusciti a fare ritornare il ragazzo dalla madre con cui lui tanto desiderava abitare nonostante il suo vissuto…. l’esperienza triste è stata Ke i servizi sociali erano quasi infastiditi di dover occuparsi di questo reinserimento a casa e addirittura ci è stato detto Ke sarebbe stato meglio lasciarlo in comunità fino alla maggiore età x poi decidere lui stesso…. nonostante la grande delusione dei servizi sociali siamo stati dopo 2 anni chiamati x un affido di un bambino di 9 anni entrato in comunità all’età di 4 anni e con 2 affidi falliti alle spalle, giunto da noi con gravi problemi psicologici e Senza supporto psicologico Ke x quanto da noi richiesto ai servizi sociali ha determinato la revoca dell’ affido dopo 9 mesi con rientro in comunità xké abbiamo recato anke questa volta troppo lavoro ai servizi….entrambi le esperienze x noi al quanto negative x l’incompetenza dei servizi sociali spesso molto ostili verso le famiglie affidatarie come se venissero considerate come dei parcheggi e non siano anke le famiglie oltre ai minori a soffrire tutto ciò…..l’unica gioia Ke il bambino diventato adolescente e presso altra famiglia affidataria, ci ha poi cercato e ringraziato anke x quei poki mesi Ke è rimasto con noi ed a volte ancora oggi ci messaggiamo e ci siamo incontrati. Ritengo Ke i giudici incaricati dovrebbero direttamente sentire i minori e le famiglie affidatarie durante il percorso non demandando ai servizi tale compito.
Non sono d’accordo sulle addozioni di questo genere xche prima si deve aiutare le situazioni famigliari e prima di staccare i bambini dai genitori .di solito ci sono anche i nonni x non creare traumi al bambino .gli assistenti non ci pensano .portano via il bambino.poveroo
Sono un nonno affidatario posso solo dire che se i servizi sociali li eliminano ci fanno un grosso piacere ci è successo di tutto è dovuta intervenire la presidenza del consiglio dei ministri è ignobile quello che hanno fatto alla mia famiglia i servizi sociali una mafia