Sto tornando da Modena.
Ieri, alla presentazione del libro di Valentina Reggiani Figlio di nessuno, ho vissuto un incontro che mi ha toccata profondamente.
Ho avuto l’onore di conoscere Douglas, 27 anni, il protagonista della storia di Valentina che mi ha fatto l’onore di farmi scrivere le conclusioni del suo libro, un libro autentico nella sua amarezza.
Douglas, adottato a 8 anni, è stato restituito dai suoi genitori adottivi dopo 4 giorni.
“Douglas è uno dei nostri, un fascicolo dimenticato in un cassetto, un reso adottivo per non aver rispettato i desiderata dei genitori adottanti. La sua non è una storia isolata, sono molti i ragazzi che noi MammeMatte incontriamo nel mondo dell’affido e dell’adozione con le vite segnate dall’abbandono, dall’inaffidabilità di adulti che dopo avergli promesso cura e amore li hanno restituiti al sistema di assistenza sociale”
La prima cosa che mi è venuta spontanea è stata chiedergli scusa. Scusa da parte della società e delle istituzioni che non sono state capaci di proteggerlo e di riconoscere il suo dolore.
Poi il mio pensiero, ascoltandolo, è andato immediatamente al mondo sommerso dei bambini restituiti nell’affido, perchè qui, la restituzione, viene liquidata con ancora più superficialità, considerata come “interruzione del progetto prima del tempo previsto”. Ma il dolore di questi bambini non è mai un “progetto”. È una ferita che chiede attenzione, giustizia e soprattutto umanità:
“Sulla realtà dei bambini resi, una nota ancor più dolente noi MammeMatte la registriamo nel sistema dell’Affido dove questo problema è maggiormente sotterraneo, perché non registrabile. Infatti, quando una famiglia affidataria restituisce il bambino, sui documenti ufficiali viene riportata semplicemente come una chiusura anticipata del progetto. Questa invisibilità rende difficile quantificare e affrontare il fenomeno del bambini scartati, nascondendolo sotto la superficie delle statistiche ufficiali. In un sistema del genere, le nostre giovani vittime sono costrette a sopportare un’altra forma di abbandono senza che il loro dolore sia riconosciuto o adeguatamente affrontato dalle istituzioni, mentre la famiglia affidataria che li ha respinti può tornare liberamente ad accogliere altri minori, senza alcuna conseguenza per il trauma inflitto”.
La realtà dei bambini resi è una realtà sommersa di cui bisogna prendere atto come dobbiamo prendere atto anche di principi che, nonostante la loro ovvietà, spesso fanno fatica ad essere rispettati.
Ieri, insieme all’onorevole Stefania Ascari presente all’evento, è stato ribadito il diritto di ogni bambino ad essere cresciuto da quella che può essere considerata la Famiglia giusta per lui. Non importa se composta da un single, una coppia tradizionale o una coppia omogenitoriale. Avere una famiglia che lo ami e lo accolga è ciò che conta perchè
“La capacità di essere dei genitori (affidatari o adottivi) responsabili e consapevoli non dovrebbe essere giudicata in base allo stato civile o all’orientamento sessuale di una persona”.
E questo è un principio che non ha colore politico.
Valentina, mamma adottiva single di un bambino con bisogni speciali – una MammaMatta doc – rappresenta questa battaglia con tutta la forza e la determinazione che servono per cambiare le cose.
Spero che l’evento di ieri sia solo l’inizio di una collaborazione ancora più stretta, un passo in avanti verso un sistema che riconosca il dolore e il valore di ogni bambino, assicurando loro il diritto a essere amati. Perché nessuno dovrebbe sentirsi mai più un #figliodinessuno.
Inutile dirvi di comprare il libro:)
Karin e tutte le MammeMatte