Torniamo ad ascoltare la voce dei
protagonisti, ascoltiamo la voce di chi, solo da adolescente, ha conosciuto l’amore di una Famiglia. Una famiglia monogenitoriale.
Angela
(cfr.“Mi presti la tua
famiglia? Per una cultura dell’affidamento eterofamiliare per
minori” curato da Anna
Rosa Favretto e Cesare Bernardini, Edizioni Franco Angeli, Milano,
2010), oggi sposata con due
figli, ricorda perfettamente
l’incontro con quella che
lei stessa definisce come una “nuova mamma”, oggi “amorevole
nonna” dei suoi bambini.
“Facevo
la terza media e da quando avevo due anni ero in istituto: è qui che
Lilla ed io ci siamo conosciute. Diciamo che lei mi stava cercando,
sì, credo proprio che cercasse me. Con l’assenso della direttrice
abbiamo cominciato ad uscire insieme e per me era quasi un sogno.
Dapprima poche ore, poi qualche pomeriggio, poi i fine
settimana…mentre il legame si faceva più solido.
C’era
però un problema, si trattava di mio padre, vivo e presente quasi a
disturbare il nostro percorso (lui purtroppo non era in grado di
lavorare né di prendersi cura di sé stesso).
Per
me un dubbio atroce, mi sentivo come su un altro mondo, non riuscivo
a prendere posizione, come se tutto quello che mi stava succedendo
non riguardasse me.
Poi
finalmente la svolta: grazie all’approvazione dello psicologo che
mi aveva espressamente convocato per ‘ascoltare’ il mio parere ed
al consenso dell’assistente sociale, finalmente Lilla riesce a
portarmi a casa sua, un piccolo appartamento affittato solo per noi
due.
Il
Tribunale per in Minorenni aveva avallato la situazione come
‘affidamento familiare’.
Abbiamo
iniziato una nuova vita sia lei che io.
Ci
sono stati momenti sereni ma anche momenti duri, lei mi ha saputo
sopportare con pazienza infinita prendendosi cura di me e dei
problemi enormi che dovevo affrontare per superare il mio passato e
l’abbandono di mia madre (i lunghi anni di istituto pesavano su di
me).
Ma
finalmente avevo una persona che mi amava e che mi ha spinta ad
affrontare le mie paure ed i miei sensi di colpa attraverso un
percorso di analisi con una psicologa.
Nel
frattempo ho studiato, mi sono diplomata ed ho conosciuto quello che
oggi è mio marito.
Nel
tempo la salute di mio padre è peggiorata, è stato curato ma è
mancato poco dopo il mio matrimonio.
C’è
stato qualche sporadico momento di incontro con mia madre (separata
da anni da mio padre), ma poi i rapporti si sono fatti sempre più
rari fino a scomparire.
Sono
nati i miei due figli e Lilla è sempre stata al mio fianco
diventando la nonna più dolce e amorevole per i miei ragazzi e da
loro adorata.
Qualche
anno fa mia madre mi ha cercata, ha chiesto di incontrarmi e- se
dapprima mi sono negata – poi ho accettato. Credevo che potesse
essere una possibilità per poterci chiarire, per dare a lei
l’opportunità di spiegarmi il passato. Ma tra di noi è come se ci
fosse un enorme vuoto, così difficile da colmare ed è come riaprire
una ferita mai del tutto guarita.
Per
ora i nostri incontri sono incompleti, entrambe sappiamo che prima o
poi potrebbe arrivare il momento di affrontare l’argomento…anche
se ora non è più così importante. Oggi sono sicura che potrei
accettare e forse giustificare le sue scelte.
Ho
avuto la fortuna di conoscere una nuova madre, che ha saputo amarmi e
starmi vicino, e sono certa che il legame che è nato tra me e Lilla
non sparirà, quell’affetto e quell’amore ci accompagnerà per
sempre.”
K.F.