SINGLE E ADOZIONE INTERNAZIONALE: COPPIE GAY IN FUGA DALL’UNIONE CIVILE PER DIVENTARE ADOTTANTI DA SINGLE


Immaginiamo questa scena: una coppia omosessuale, felice, unita civilmente, decide di compiere il grande passo. No, non il matrimonio (quello già lo Stato lo ha gentilmente negato), ma un altro gesto d’amore: adottare un bambino.

E qui arriva la sorpresa. Anzi, il colpo di scena degno di una commedia grottesca: proprio quella loro unione civile – riconosciuta dalla Legge, celebrata con tanto di fiori, parenti, e bollicine – diventa l’ostacolo. Eh sì, perché secondo la recente sentenza 33/25, se sei in coppia omosessuale e vuoi adottare, sei automaticamente fuori dai giochi.

Ma attenzione, perché c’è il trucco: se decidessero di sciogliere l’unione e tornare single, potrebbero tranquillamente fare richiesta di adozione internazionale. Da soli. Come se fossero cuori solitari con un grande desiderio di genitorialità. In pratica, lo Stato dice: Vuoi adottare? Benissimo. Ma prima, lasciati.

Un perfetto cortocircuito legislativo che ci insegna che l’unione civile va benissimo per il sabato sera, ma guai a chiederle troppi diritti. Come dire: sì al brindisi, no alla culla.

Insomma…la sentenza 33/2025 svela un po’ di incoerenze.

La prima, dimostrando come alla fine le coppie omosessuali unite civilmente restino parcheggiate nella zona grigia tra quasi famiglie e non abbastanza famiglie. Quasi che la Legge dicesse: Ti riconosco, ma con moderazione.

La seconda riguarda l’orientamento sessuale: se l’inclinazione sessuale non è un criterio rilevante per valutare l’idoneità genitoriale del single che vuole proporsi come adottante, perché alla fine diventa così determinante per una coppia gay che allo stato di fatto non può ancora accedere all’adozione (se non attraverso l’art.44, adozione in casi particolari?).

Diciamo che diventa tutto un po’ una contraddizione in un Paese dove l’amore omosessuale può essere celebrato ma non troppo, e dove per adottare devi prima separarti

Forse è ora che la Legge riconosca pari diritti e dignità ad ogni forma di Famiglia ma non per il diritto alla genitorialità di noi adulti, ma per il diritto di ogni bambino a crescere in una Famiglia, quella più giusta per lui.

Perché l’amore – e la competenza genitoriale (ci insegnano i bambini istituzionalizzati da anni, in attesa di Famiglia) – non si misura con il tipo di certificato che hai firmato, ma con la capacità di prendersi cura, crescere e amare.

Karin Falconi

Se sei interessato ad entrare nel nostro gruppo di single interessati a sapere qualcosa di più sull’adozione internazionale, ed eventualmente ad essere accompagnati gratuitamente durante il percorso di presentazione della domanda, scrivi ad affidiamoci@affidiamoci.it

 

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